Paura dell’incombenza della vecchiaia?
Eh già, la età è ahinoi un fardello che prima o poi interesserà tutti.
Eppure non è solo l’avanzare dell’età che causa agitazione, ma i malesseri ad essa connessi. E finché si tratta di dolori muscolari, sciatiche, abbassamento dell’udito si può ancora chiudere un occhio.
Ma che dire del rischio di sviluppare malattia più invalidanti quali il temutissimo Alzheimer?
A tal proposito arrivano in nostro soccorso gli studi contemporanei di alcuni ricercatori che sostengono che esista una dieta specifica per contrastare l’incombenza di tale disturbo.
Curiosi di sapere quale?
I risultati promettenti dello studio di Chicago
Un gruppo di ricerca della RUSH University di Chicago – guidato dal dottor Puja Agarwal – ha studiato da vicino un campione di persone che si sono affidate alla dieta Mediterranea per vedere in che modo questo stile alimentare affettasse il loro rischio di sviluppare l’Alzheimer.
I risultati sono stati incoraggianti.
“Il miglioramento nelle diete della gente è stato associato alla minor presenza di placche senili nel cervello simili a quelle presenti in individui di circa quattro anni più giovani. Nonostante la nostra ricerca non dimostri che una dieta sana possa provocare meno depositi di placche senili nel cervello, adesso sappiamo di per certo che c’è una relazione. Seguire la dieta mediterranea può essere un modo efficace con cui le persone possano migliorare la loro salute cerebrale e proteggere le [loro] funzioni cognitive man mano che invecchiano”.
[Le placche senili (anche dette placche amiloidi) sono formazioni extracellulari che rappresentano una delle cause principali della malattia di Alzheimer. Le placche più antiche sono formate quasi esclusivamente da amiloide] – Treccani.
L’hanno definita MINT Diet: è una dieta mediterranea a tutti gli effetti, ma con un’attenzione particolare per i vegetali a foglia verde e l’assunzione di pollo o tacchino almeno due volte a settimana. Inoltre è raccomandato che gli individui bevano piccole quantità di vino a settimana, smentendo quindi l’idea secondo cui l’alcol sia in ogni caso da abolire in qualsiasi regime alimentare.
Lo studio è stato pubblicato nel magazine Neurology e ha portato a suo sussidio i dati ottenuti dallo studio di 581 persone in età compresa tra gli 84 anni e la fine della propria vita. Ad essi è stato sottoposto un questionario inerente allo stile di alimentazione mantenuto nel corso della vecchiaia e alla loro morte gli scienziati si sono occupati di analizzarne i cervelli per scoprire quante placche senili fossero rimaste. Coloro che avevano mantenuto un’alimentazione sana – seguendo i consigli della MIND Diet – presentavano infatti una quantità di placche similare a individui di ben 12 anni più giovani