Ancora polemica in merito all’eredità della principessa Fernanda Ceccarelli Brancaccio, la milionaria morta nel 2014 alla veneranda età di 107 anni e che avrebbe lasciato il suo intero patrimonio alla Fondazione Marcantonio Brancaccio per i ‘cittadini romani bisognosi’.
Però molti dettagli non tornano.
Com’è possibile che una donna all’epoca di 102 anni e senza alcun titolo di studio (se non la quarta elementare) fosse in grado di stilare di suo pugno ben tre documenti e un testamento senza alcun aiuto da parte del suo amministratore di sostegno?
La questione è stata riportata in auge dall’unica parente in vita, la 60enne pensionata Maria Luisa Bottini che si è rivolta al giudici dell’ottava sezione civile per vedere riconosciuti i propri titoli ereditieri.
Ma la richiesta era già stata affrontata – e bocciata – da un giudice qualche anno fa. I documenti depositati nell’udienza di ieri giovedì 23 marzo cambieranno le carte in tavola?
Un patrimonio a sei zeri: la storia della Principessa Brancaccio
Nel testamento su cui si basa il lascito della principessa in favore del comune sarebbero stati inseriti:
- il teatro di via Merulana
- alcuni edifici di viale Manzoni
- una tenuta agricola a San Gregorio di Sassola
- titoli del valore di circa 20 milioni di euro destinati ai cittadini romani bisognosi, raccolti nella Fondazione Marcantonio Brancaccio, di cui il presidente è il sindaco di Roma.
Ma i numerosi documenti depositati dalla stessa Fernanda Ceccarelli sono stati messi in discussione dalla parente Maria Luisa Bottini che ha intrapreso una causa giustificata da alcuni dubbi. Una nobildonna di 102 anni infatti – e poco istruita – non avrebbe potuto redarre di suo pugno un numero così consistente di carte in assenza della figura di sostegno incaricata dal tribunale per la sua assistenza e la quale ha dichiarato di non essere stata presente in occasione della compilazione degli stessi.
È quindi scoppiata una guerra giudiziaria.
Ma la questione è estremamente delicata: ai giudici spetta quindi l’arduo compito di comprendere se le rivendicazioni della Bottini siano legittime e quindi eventualmente togliere i beni affidati alla fondazione affidata al sindaco della capitale oppure respingere la vertenza, come era già successo in precedenza.
Una vicenda che coinvolge una delle più antiche famiglie del patriziato napoletano e che rischia di gettare il fango su un’opera di beneficienza del valore di milioni di euro che era stata rivolta alla Fondazione Marcantonio Brancaccio fondata in sua memoria. “La Fondazione avrà lo scopo di aiutare e fare beneficenza a favore dei romani e delle romane bisognosi. Il lascito
testamentario costituisce un attestato di grande amore nei confronti della città e dei suoi cittadini“.