EU

Polemica in merito alla nuova proposta di legge dell’Unione Europea.

Secondo il regolamento CSA proposto dal Commissario Europeo Ylva Johansson ogni genere di comunicazione privata online – dalle mail, alle piattaforme social, alle ricerche sul web – dovrebbe essere regolarmente scansionata utilizzando l’intelligenza artificiale.

Ma non finisce qui. Perché interessate dalla nuova norma potrebbero essere anche le foto personali sui nostri telefoni, i documenti nei nostri cloud e i contenuti dei messaggi che digitiamo.

Il tutto per i 447 milioni di abitanti appartenenti alla Comunità.

Violazione di privacy, però ad opera dell’UE

Ma fino a che punto si può parlare di sicurezza online quando a farne le spese sono la privacy e le informazioni personali dei singoli utenti – compresi i minori?

Gli strumenti di controllo infatti non saranno solamente affidati a dei responsabili ad hoc della comunità europea, ma a farne le veci sarà l’Intelligenza Artificiale che però, come dimostrato da numerosi studi condotti in merito, si basa su algoritmi fortemente discriminatori.

Un esempio?
È stato dimostrato che i sistemi dell’IA prediligono il contrassegno di sospetto in uomini di colore rispetto agli uomini bianchi, la censura di donne e appartenenti alla comunità LGBTQ+ rispetto agli uomini, e così via. Questo perché ovviamente un software digitale di baserà sempre sui dati raccolti prendendo come campione il gruppo maggioritario rispetto alle minoranze, causando quindi un’inevitabile discriminazione.
Queste tecnologie rischiano quindi di alimentare e rafforzare fenomeni quali omofobia, razzismo strutturale,
sessismo portando ad erronee segnalazioni.

L’intento della nuova proposta di legge è quello di mettere in atto una sorveglianza online che possa servire per la protezione dei minori. La linea logica adoperata è dunque quella del perché proteggere i propri messaggi personali se non si ha nulla da nascondere?
Eppure ciò violerebbe uno dei principi fondamentali della società democratica, ovvero il diritto alla privacy.

Il responsabile degli Affari Interni dell’Unione Europea Ylva Johansson a tal proposito ha affermato che questa iniziativa rappresenterebbe l’unica maniera per poter tenere al sicuro i bambini sul web. Non dello stesso parere l’esperta di tecnologia anti-traffico Anjana Rajan, la quale ha sottolineato come un provvedimento del genere comporterebbe però un rischio per tutti gli altri utenti della rete, non giustificando una misura tanto gravosa per una minoranza.

La legge Better Internet for Kids quindi, nonostante i nobili fini di maggior protezione e sicurezza per i minori, andrebbe ad apportare un vero e proprio regime di ‘sorveglianza di massa’ nei confronti del quale la maggior parte degli eurodeputati si dichiara in contraddizione.

“L’obiettivo dell’UE è trasformare questa legge in realtà entro agosto 2024” si legge in un comunicato stampa ufficiale.