10 terroristi italiani

La Corte di Cassazione francese ha negato l’estradizione ai 10 terroristi italiani da anni residenti a Parigi.

Erano stati arrestati nell’aprile 2021 durante la cosiddetta Operazione Ombre Rosse per la loro partecipazione ai fatti di terrorismo risalenti agli anni di Piombo, avvenuti in Italia tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta.

Il rifiuto all’estradizione è stato negato dalla politica francese sotto la presidenza Macron, il quale ha cambiato la sentenza nei loro confronti che era stata precedentemente alleggerita dalla dottrina Mitterrand.

Mitterand vs Macron: cosa cambia per i 10 terroristi italiani in Francia

La dottrina Mitterand è una pratica introdotta in Francia negli anni ’80 del Novecento dall’allora presidente François Mitterrand. Secondo tale liberatoria i cittadini italiani implicati nei fatti terroristici degli anni di Piombo ma residenti in Francia avrebbero avuto diritto a libertà di circolazione e sicurezza solo se si fossero allontanati da qualsiasi contatto con i gruppi armati.

Di completamente opposto pensiero è invece l’attuale carica del governo Emmanuel Macron, il quale ha ribadito la sua posizione sostenendo che ad avere la priorità “è il rispetto che dobbiamo alle famiglie delle vittime e alla nazione italiana“. E ha aggiunto: “Nella fattispecie, le persone di cui stiamo parlando sono state implicate in crimini di sangue e quindi meritano di essere giudicate sul suolo italiano.”

Eppure sul suolo italiano non potranno tornare ancora per un po’ di tempo, date le recenti decisioni mosse a loro carico dalla Corte di Cassazione di Parigi, la quale era stata interpellata nel giugno 2022 dopo il precedente no già ricevuto nel 2021 dalla Corte d’Appello. Questa a tal proposito si è espressa dicendo che i 10 terroristi italiani “sono stati giudicati colpevoli dalla giustizia italiana in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo; la quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare”.

Loro sono sei ex militanti della Brigate rosse e 4 ex esponenti di Lotta Continua.

Tra i primi vi sono: Giovanni Alimonti, 11 anni per associazione terroristica; Roberta Cappelli, ergastolo per associazione terroristica e concorso in rapina aggravata; Marina Petrella, condannata per l’omicidio del generale Galvaligi; Sergio Tornaghi, ergastolo per l’omicidio del direttore Renato Briano; Maurizio di Marzio, 5 anni per tentato sequestro di Nicola Simone; Enzo Calvitti, 18 anni per associazione sovversiva e banda armata.

Tra i secondi invece figurano: Giorgio Pietrostefani, fondatore di Lotta Continua e imputato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi; Raffaele Ventura, condannato per concorso morale nell’omicidio del brigadiere Antonio Custra; Luigi Bergamin, ex militante dei Pac e condannato per associazione sovversiva e banda armata; Narciso Manenti, ergastolo per omicidio del carabiniere Giuseppe Guerrieri.

Resiste così la dottrina di stampo ‘mitterandiano’ nonostante le parole di Macron e del suo Ministro della Giustizia in favore all’estradizione.