Se c’è un aspetto della Guerra in Ucraina che ancora non è stato raccontato è quello vissuto dalle donne transgender, le quali si trovano quotidianamente a dover affrontare discriminazioni di ogni tipo per poter attraversare il confine.
Legalmente infatti non vi è alcun motivo per il quale le donne possano faticare ad uscire dal paese, in quanto la legge marziale vale solo per gli uomini. Il punto però è proprio questo.
Chi stabilisce chi sia donna e chi uomo? Secondo quali criteri?
Perquisizioni umilianti e invasive, violenze, molestie, percosse.
Sono alcune delle testimonianze fornite dalle donne all’organizzazione Insight, un collettivo LGBTQ+ di origine ucraina. “La legge marziale dice che tutti i maschi sono obbligati a prestare servizio militare, quindi non possono lasciare il Paese” – spiega la presidentessa di tale organismo, Olena Shevchenko – “Tecnicamente, la legge si applica anche alle persone trans, inclusi uomini trans certificati e donne trans che non hanno cambiato i loro documenti. Ma sembra che le guardie di frontiera ucraine stiano impedendo anche alle donne trans con un certificato valido che riflette il loro nuovo genere di lasciare l’Ucraina, e nessuno sa perché”.
Un incubo che però non cessa di esistere una volta varcato il confine. “La difficoltà non è solo superare i posti di blocco del confine, ma essere in grado di ottenere un rifugio sicuro una volta arrivati in un Paese vicino. (…) La Polonia, per esempio, non è il paese migliore in cui vivere per le persone LGBTQ+”.
La guerra dal punto di vista della minoranza transgender
Ma perché fuggire dalla guerra per una persona transgender è così complesso?
“Le guardie di frontiera ucraine ti spogliano e ti toccano ovunque” — è la testimonianza di Judis, una ragazza ucraina che ha deciso di lasciarsi intervistare dal Guardian – “Puoi vedere sui loro volti che si stanno chiedendo ‘Cosa sei?’ come se fossi una specie di animale o qualcosa del genere”. Nonostante sia donna anche sul certificato di nascita, dopo una lunga perquisizione, Judis è stata respinta dalle guardie di frontiera che le hanno impedito la fuga.
La problematica è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica da parte di Zi Faàmelu, una cantante transgender nota in Crimea per aver partecipato al programma televisivo Star Factory. La donna, in un post su Instagram, avrebbe raccontato al mondo per la prima volta il trattamento subito da lei e da tutta la comunità. “Come centinaia di persone trans in Ucraina, io sono una donna, ma sul mio passaporto c’è scritto “maschio”, e così anche sulla mia carta d’identità: questa è una guerra dentro la guerra. Stavamo già combattendo per la nostra vita” si legge sul suo profilo, denunciando la condizione a Vice World News.
In Ucraina il processo di cambiamento di nome e genere sul passaporto è estremamente lungo, includendo anche valutazioni psichiatriche e interventi medici. Secondo la International Lesbian Gay Bisexual Trans and Intersex Association, l’Ucraina si trova al 39esimo posto su 49 Paesi europei in merito al trattamento complessivo delle persone LGBTQ+.
Un risultato a dir poco scoraggiante.