Un recente studio, comparso sulla rivista Nature Communications, allarma la comunità scientifica, e non solo. Secondo quanto pubblicato, la Terra potrebbe trovarsi di fronti al rischio di un serio collasso, e per di più in solamente due anni. Ma per quale motivo?

Lo studio

A destare preoccupazione, è un particolare fenomeno, chiamato AMOC. Si tratta di un acronimo per Atlantic Meridional Overturning Circulation, che tradotto in italiano sarebbe Capovolgimento Meridionale della Circolazione Atlantica. In poche parole, l’AMOC è una corrente oceanica (proveniente, come dice lo stesso nome, dall’Atlantico), e che presenta come caratteristica principale quella di dirigere verso nord, cioè verso gli strati più superficiali dell’Oceano, un flusso di acqua calda, e allo stesso tempo un flusso di acqua gelida verso quelli più profondi.

I flussi regolati dall’AMOC sono uno dei fattori principali che contribuiscono a regolare le condizioni climatiche della Terra. E questo perché la corrente trasporta enormi quantità di energia termica dai tropici e dall’emisfero australe verso il Nord, mentre contemporaneamente il calore viene distribuito dagli strati superficiali dell’Oceano verso l’atmosfera. Inoltre, e questo è il fattore più importante, i continui scambi e movimenti tra le acque superficiali e quelle in profondità, contribuisce anche a un altro fatto essenziale: l’Amoc rimescola continuamente le acque, e riporta nei fondali quelle a temperature più elevate, raccogliendo grandi quantità di calore, e quelle più fresche in superficie. Dopo questo processo, il ciclo riprende nuovamente.

Adesso, secondo lo studio pubblicato su Nature, esiste però il gravissimo rischio che questo meccanismo si interrompa, con conseguenze catastrofiche. E il processo sembrerebbe essere già in stadio avanzato, tanto che se ne dovrebbero già vedere le prime conseguenze a partire dal 2025.

Le conseguenze della scomparsa dell’AMOC

Secondo l’articolo di Tim G. Benton, che porta il titolo ‘La sparizione di AMOC nell’economia agricola’, si prevede a breve un cambiamento dell’AMOC e dei suoi flussi, e in maniera più specifica, della Corrente del Golfo. Lo studio riporta le terribili conseguenze che si potrebbero verificare in seguito alla cessazione di questo fenomeno. Prime fra tutte, il crollo dell’agricoltura (o comunque i suoi cambiamenti strutturali) con ovvie conseguenze per la questione alimentare, e ovviamente, il più generale cambiamento climatico.

In particolare, l’effetto principale sarebbe un aumento delle temperature nelle acque superficiali, che però, senza l’azione dell’AMOC, sarebbero incapaci di dissipare e diffondere il calore, e non sarebbero rimescolate e ricondotte verso i fondali. Questo porterebbe a un aumento radicale delle temperature su scala globale. A questo seguirebbe lo scioglimento, ancora più veloce del pericolo attuale, dei ghiacciai, con tutte le conseguenze catastrofiche di cui siamo già a conoscenza. Sempre secondo lo studio di Benton, l’Amoc, approssimativamente tra i 10 ed i 20 anni, entrerà nel suo periodo massimo di crisi, e la limitata capacità di scambio tra le acque superficiali e quelle più profonde porterà all’impossibilità di controllare l’intero equilibrio delle temperature sul nostro pianeta, e all’aumento esponenziale del calore, e dunque del riscaldamento globale. Il fenomeno comunque, è tenuto sotto monitoraggio costante, e si attendono altri studi più approfonditi per verificarne l’esattezza, e le eventuali soluzioni.