Il 19 Ottobre uscirà nelle sale italiane Killers of the Flower Moon, l’ultimo film di Martin Scorsese.
Tra i volti noti vi saranno quelli di Leonardo Di Caprio e Robert De Niro che interpreteranno rispettivamente Ernest Burkhart, giovane reduce della Grande Guerra, e William Hale, un ricco e influente allevatore della contea.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di David Grann incentrato sulla storia vera dei numerosi omicidi avvenuti in Oklahoma, nella contea di Osage, agli inizi dei “Roaring Twenties”.
La sconcertante storia su cui si basa il film
Tutto ebbe origine dalla scoperta di numerosi giacimenti di petrolio da parte dei nativi di quel territorio, la tribù indiana di Osage. ù
Le trivellazioni portarono enormi profitti alla tribù tanto che agli inizi degli anni ‘2o i suoi membri che in poco tempo diventarono le persone con il livello di ricchezza pro capite più alta del mondo.
Ciò non passò inosservato e ben presto decine di truffatori e uomini corrotti decisero di giungere sul territorio per cercare, attraverso frodi e inganni, di sottrarre agli Osage parte della loro fortuna. A questo si aggiunse l’invidia dei colonizzatori bianchi, che mal sopportavano l’idea che persone di un’etnia diversa potessero essere in uno stato di benessere tale da garantirsi la piena indipendenza e autonomia.
La situazione degenerò quando fu varato l’Osage Allotment Act, la legge che garantiva i diritti minerari del territorio di Osage solo ai membri della tribù, il che significa che la terre potevano essere acquisite solo per via ereditaria e non tramite atti traslativi come la vendita, preservando e così mantenendo la ricchezza nei confini della tribù.
Gli Americani si trovarono dunque in quella che consideravano la più vergognosa delle situazioni: chiedere le terre in affitto per poterne estrarre il petrolio.
I bianchi ben presto iniziarono a etichettare i nativi indiani, con un chiaro senso di invidia, “milionari rossi“. I contratti di locazione e affitto gli fruttarono infatti più di 400 milioni di dollari e questo spiega perché nel libro di Grann si legge che “vivevano in ville e avevano automobili con autista. Avevano servi, molti dei quali erano bianchi“.
Gli Americani iniziarono quindi il sabotaggio degli Osage prima attraverso vie fittiziamente legali, ossia affidando un “custode bianco” a ognuno di loro per gestirne i beni e sorvegliarne gli investimenti, poi decisero di procedere direttamente attraverso la violenza.
Nel Maggio del 1921 i corpi di Anna Brown e Charles Whitehorn , due membri della tribù, furono i primi a essere ritrovati. Ne seguirono altri 24.
La scia di omicidi destò l’attenzione dell’ FBI che, dopo un lungo periodo di indagini, emise il mandato di cattura nei confronti di William Hale, la mente dietro ognuno di quei crimini efferati.
Il film, della durata di tre ore e mezzo, è una denuncia alla corruzione e ingiustizia dell’epoca che portò al genocidio di una tribù che fu privata del diritto di autodeterminarsi secondo le proprio risorse e che resero gli Stati Uniti responsabili di un vero e proprio “regno del terrore“.