Chi è Giancarlo Armati, figlio di Virginia Sanjust di Teulada e suo amministratore di sostegno?

Sorpresa a rubare oggetti da una Smart in via Flaminia, Virginia Sanjust di Teulada è stata arrestata e condannata al pagamento di una multa di ottanta euro, oltre che a due mesi e venti giorni di carcere.

L’ex signorina buonasera della Rai, figlia dell’attrice Antonella Interlenghi e del nobile sardo Giovanni Sanjust di Teulada, da qualche tempo soffre di disturbi psichici che l’hanno portata più volte all’interno di aule giudiziarie. Per la maggior parte si tratta di piccoli reati, come appunto furti, in una ricerca ossessiva e costante di denaro.

Sulla questione si esprime anche il figlio, Giancarlo Armati.

Nato dal matrimonio con l’ex agente dei servizi segreti Federico Armati, Giancarlo, studente di economia, non ha mai nascosto ai giornali il rapporto non proprio roseo con la madre.

A soli 25 anni si è ritrovato ad assistere la madre, essendo stato nominato come suo amministratore di sostegno dal tribunale di Grosseto.

Per chi non conoscesse tale istituto giuridico, l’amministratore di sostegno è una figura che viene nominata dal tribunale al fine di curare gli interessi di un determinato soggetto affetto da una menomazione fisica o psichica non così grave da determinare la perdita della sua capacità di agire.

L’amministratore di sostegno si impegna dunque a sostenere, rappresentare e aiutare l’amministrato secondo un incarico che, in base all’articolo 379 del c.c., è totalmente gratuito.

Un compito difficile dunque quello assegnato al giovane che già da tempo lamentava le difficili condizioni di salute della madre.

Non sono giudici, pm e avvocati che possono risolvere i problemi di mia madre, vorrei vedere invece più dottori, psicologi e persone che siano in grado di sostenerla concretamente”.

Dopo l’episodio di questi giorni ha deciso di dire la propria in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera. 

Le dichiarazioni sulla madre e le difficoltà del vivere quotidiano

“Oggi mia mamma vive male come pochi di noi sarebbero capaci di fare. Tutto ciò, è complicato spiegarlo. Ma è una sua legittima scelta che si rinnova ogni giorno. Mamma ha avuto ogni tipo di possibilità, tante persone le hanno offerto la propria mano, ma ogni volta ha girato le spalle e ha reso impossibile aiutarla. Ha fatto terra bruciata“.

“Il mio compito principale è la gestione economica. Mia madre soffre di una sorta di bulimia nell’uso del denaro. Io provvedo a dividere le sue risorse e a dilazionarle giorno per giorno per evitare il più possibile che rimanga senza soldi. Se li dovesse gestire in modo autonomo li spenderebbe tutti il primo giorno del mese e poi rimarrebbe senza i 29 giorni successivi. Altri compiti sono quelli di seguire le molteplici problematiche giudiziarie e di raccordo con i sanitari competenti”.

Alla domanda di quale è stata la sua reazione in seguito alla nomina come amministratore, Giancarlo risponde così: “Mia mamma è stata felice perché sa che non l’avrei mai tradita. Purtroppo troppe persone a lei vicine hanno tradito la sua fiducia e troppe si sono approfittate. Pur essendo vero il fatto che molto spesso lei stessa con le sue problematiche e con il suo modo di essere e di vivere ha reso difficile, quasi impossibile, ogni tipo di rapporto con tutti quelli che erano lei vicini. E’ stata una donna molto amata ma non ha mai saputo mantenere nulla“.

Si lamenta anche dello scarso aiuto da parte del personale medico: “Domenica scorsa ho l’impressione che mia madre sia stata mandata via dall’ospedale perché nel personale medico è prevalso l’istinto di sbarazzarsi di un paziente indesiderato e costoso, anziché ricoverarlo e prendersene cura. Hanno mandato via mia madre, senza alcuna remora. Non escludo che mamma per una sorta di protesta abbia di proposito frugato nella Smart, apposta per essere notata e fermata”.

“Fondamentalmente, specialmente quando è più lucida, mi dice che è così che vuole vivere. Vorrebbe solo più soldi. Più cappuccini e sigarette”.

Emerge dunque un quadro difficile in cui la donna non riesce a smettere di assumere tali tipi di comportamenti ma allo stesso tempo non risulta essere totalmente incapace di intendere e di volere.

Per questa ragione il figlio, non essendo la madre dichiarata “interdetta” e non essendo lui nominato come suo tutore, non può sostituirsi a lei nelle scelte che la riguardano.