“Mio figlio è recluso in condizioni sconvolgenti”, così ha raccontato la madre di Filippo Mosca, il 29enne detenuto da circa nove mesi nel carcere di Porta Alba di Costanza, in Romania, dopo una condanna in primo grado a 8 anni e 6 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
La sua storia si colloca sulla falsa riga di quella di Ilaria Salis, la 39enne milanese attualmente incarcerata in Ungheria, con l’accusa di aver partecipato all’aggressione di due neonazisti durante una contromanifestazione, avvenuta l’11 febbraio 2023 a Budapest.
Cosa si è fatto in merito alle condizioni del carcere?
Filippo Mosca, originario di Caltanissetta, ad aprile 2023 aveva deciso con un paio di suoi amici di partecipare ad un festival musicale, il “Mamaia”, che tiene luogo annualmente nel teatro estivo di Costanza. La sua vacanza si è trasformata tuttavia ben presto in un incubo, sia per lui sia per sua madre, Ornella Matraxia.
“Mio figlio vive in una cella di circa 30 mq con altri 24 detenuti, che hanno a disposizione un buco sul pavimento come bagno. Non bagno alla turca, ma buco, usato da tutti, sempre intasato e che non viene mai pulito”, ha spiegato la donna, determinata fino in fondo a farlo uscire dal carcere-lager, che non conosce condizioni igienico-sanitarie umane.
Il legale romeno che assiste il giovane ha cercato di prenotare un incontro con la direzione dell’istituto carcerario, e, nel frattempo, si è provveduto anche a lanciare un appello ai rappresentanti dell’ambasciata italiana, dalla quale si attende ancora una risposta. L’ultimo contatto con la Farnesina, continua la donna, risale al 24 gennaio scorso, quando lei e l’avvocato romeno sono stati accolti da un funzionario.
La Farnesina è al corrente dei fatti e possiede una copia del fascicolo; tuttavia, ha riscontrato una serie di incongruenze. Al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale le hanno riferito che, purtroppo, non possono intervenire sotto il profilo giudiziario e che sulle condizioni carcerarie si sarebbero messi in contatto con l’ambasciata”. Durante questi 9 mesi, l’avvocato romeno ha perlomeno chiesto la concessione degli arresti domiciliari che, però, è sempre stata negata.
I tentativi di intervento dal Parlamento italiano
Intanto il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, ha proposto un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. Stando a quanto emerso, Mosca avrebbe subito violenze da parte di altri detenuti, rischiando addirittura di essere accoltellato.
Del caso si è interessata anche Rita Bernardini, presidente di “Nessuno Tocchi Caino” che sta mettendo a servizio un legale, per intervenire con la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Un racconto da brividi, insomma, che non fa altro che ricordarci quanto il carcere non sia mai riabilitazione ma solo punizione.