Una Giorgia Meloni sorridente ed esultante ha attraversato due anni fa la ventina di metri che separava la sua sedia posta in prima fila fino al podio del Cpac. La Cpac, ossia la Conservative political action conference, è stata avviata nel 1974, sotto la guida del Presidente americano, Ronald Reagan, ed è da cinquant’anni che si propone come l’incontro, atto a riunire le figure politiche conservatrici d’oltreoceano.
In una panoramica contornata da stelle bianche e strisce rosse e blu, una scenografia degna dei grandi gala targati Usa in sostanza, Meloni ha affermato: “La prima volta sono stata invitata qui come leader di un piccolo partito, oggi mi rivolgo a voi come capo dei Conservatori dell’Europa e di Fratelli d’Italia, secondo molti sondaggi il più grande partito nel nostro Paese”. Una miriade di applausi e strilli ha ricevuto, sotto lo slogan “Awake not woke”.
Cosa accadrà nell’edizione 2024 del CPAC?
Al giorno d’oggi, il mondo ha subito un forte cambiamento. Meloni ora è l’attuale Presidente del Consiglio, e in contemporanea il Partito Repubblicano ha perso sempre più la sua ricchezza di anime e di idee, per mirare sempre più sull’ambiguo e contraddittorio Donald Trump.
L’inaspettato rapporto che è nato di recente tra Giorgia Meloni e Joe Biden e la relazione sempre più stretta, che la Presidente del Consiglio sta tentando di intrecciare con Washington, l’ha portata a virare sulla più assoluta prudenza nel discutere sulla cryptonite trumpiana. Mentre Matteo Salvini, infatti, twittava entusiasta in merito alle prime vittorie alle primarie del magnate newyorkese, la Premier, come la quasi totalità del suo partito, non ha fiatato.
Il nocciolo della questione è che domani inizierà l’edizione 2024 del Cpac, di fatto circa tre giorni di apologia di Trump, culminanti con il suo intervento. Meloni se ne terrà con piacere distanziata, siccome sarà occupata a organizzare la prima riunione del G7 da lei stessa presieduto, sabato in videoconferenza, che verterà ancora una volte sulle sanzioni alla Russia di Putin.
Non esattamente il primo punto dell’agenda di Trump, che ugualmente riceverà gli omaggi da parte di una delegazione di Fratelli d’Italia. Quattro parlamentari non di primissimo piano (Manlio Messina, Cinzia Pellegrino, Antonio Giordano, Mauro Rotelli), infatti, gli renderanno omaggio con un happening che di fatto è una consacrazione dell’ex Presidente americano, ma senza attirare troppo l’attenzione su di sé.
A prendere il posto d’onore tra i leader stranieri non mancherà Javier Milei, controverso (e sicuramente sopra le righe) Presidente argentino. Poi il leader di Vox Santiago Abascal e l’ex Premier britannica Liz Truss.