Ricordate l’ex vigile che timbrava in mutande? La sentenza della cassazione lascia a bocca aperta

Alberto Muraglia, il vigile che timbrava in mutande, è stato assolto dal Comune di Genova, ottenendo un considerevole risarcimento.

Siamo nel 2015, a Sanremo: la foto del vigile Alberto Muraglia che timbra il cartellino in mutande fa il giro del web e giunge proprio proprio tra le mani del Comune di Genova che, in collaborazione con la Corte d’Appello, lo denuncia per truffa, con il conseguente licenziamento.

L’operazione Stachanov

Viene denominata operazione Stachanov quella che la Guardia di Finanza intraprende nei confronti di Muraglia, il quale ha dovuto trascorrere 86 giorni agli arresti domiciliari e alla fine è stato assolto dalla Cassazione lo scorso ottobre e risarcito di ben 130 mila euro. La Corte ha autorizzato la revoca al suo licenziamento e il suo reintegro alla professione, quest’ultimo rifiutato dall’ex vigile. Difattii, Muraglia ha deciso di dedicarsi ad altro, allontanandosi da coloro che avevano diffidato della sua onestà, intraprendendo la carriera di aggiustatutto, aiutato dalla figlia Aurora e dal nipote.

L’ex vigile sostiene che la sua reputazione sia stata rasa al suolo dalla modalità di gestione dell’intera vicenda, e che non riesca più a sopportare le critiche che gli vengono inflitte soprattutto sui social media a causa di quella foto di nove anni fa, senza approfondire che cosa si celi dietro veramente.

La versione dei fatti di Muraglia

Muraglia, il quale ha sempre combattuto per la sua innocenza, sostiene che la timbratura in slip e canottiera fosse effettuata o prima o dopo l’orario lavorativo e che quindi iniziasse il turno addirittura in anticipo. Inoltre, la macchinetta si trovava proprio davanti all’alloggio di servizio, spiegando il motivo del suo recarsi in mutande a passare il badge. L’ex vigile racconta di aver sempre confermato la sua versione dei fatti, finché non è arrivata la decisione presa dalla Corte d’Appello di Genova e dal Comune: assolto dall’accusa di truffa perché innocente.

Accusato di assenteismo, Muraglia dichiara di aver passato i tre giorni seguenti all’arresto presso il GIP (Giudice per le indagini preliminari) a tentare di gettare luce sui fatti della vicenda, ma nessuno gli aveva creduto. Anzi, pare proprio che il giudice abbia riaperto alcuni fascicoli su di lui, i quali alla fine sono stati tutti archiviati.

La questione economica

Sul versante economico, dei 227 mila euro iniziali di arretrati, la cifra destinata a Muraglia ammontava a 130 al netto delle tasse, con l’aggiunta di 18 mensilità. Assieme alla sua commercialista, l’ex vigile sostiene che ci sia una differenza sostanziale di 60 mila euro, di cui ha chiesto spiegazioni al Comune di Genova. Attualmente, non ha ancora ricevuto riscontro a riguardo.