Nel 2018, il regista Trevor Nunn porta sul grande schermo Red Joan, il film ispirato alla storia vera di Melita Norwood, una donna che, per più di quarant’anni, tradì la sua patria lavorando come spia per l’Unione Sovietica e passando informazioni segrete sul programma nucleare americano e inglese.
Sebbene Red Joan si basi sulla vita di Melita Norwood, il film rielabora la sua storia attraverso il personaggio di Joan Stanley, interpretato da Judi Dench e Sophie Cookson
Il risultato è un film che esplora le motivazioni personali e ideologiche che spingono una persona comune a tradire il proprio paese in favore di un altro.
La storia di Melita Norwood
Melita Norwood, nata nel 1912 a Londra, è stata una delle spie più longeve e importanti della Guerra Fredda, lavorando come informatrice per il KGB tra la fine degli anni Trenta e il 1972.
La sua formazione politica iniziò presto, influenzata dalle idee di giustizia sociale e uguaglianza che i suoi genitori promuovevano. Negli anni ’30, Melita si iscrisse al Partito Comunista Britannico e sviluppò un forte interesse per l’Unione Sovietica, che vedeva come il baluardo contro il fascismo e il capitalismo.
La sua ideologia la portò a entrare in contatto con l’NKVD, l’organizzazione di sicurezza sovietica che sarebbe poi diventata il KGB. Fu proprio attraverso questi legami che Melita venne reclutata come spia per l’Unione Sovietica, sebbene non ricoprisse un ruolo ufficiale da agente segreto.
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, Melita Norwood trovò impiego come segretaria in un laboratorio di ricerca nucleare britannico. Questo le diede accesso a informazioni estremamente sensibili riguardanti il programma atomico britannico, noto come Tube Alloys, che avrebbe in seguito contribuito alla realizzazione della bomba atomica.
In questo contesto, Norwood trafugò documenti vitali per il programma nucleare britannico e li passò ai sovietici, convinta che ciò fosse giusto per la causa del comunismo. Tuttavia, nonostante il suo ruolo chiave, la sua attività di spionaggio, rimase sconosciuta per decenni.
Fu infatti solo nel 1992 che il MI5 scoprì la sua identità grazie a documenti desegretati, ma all’epoca Norwood, ormai ottantenne, non venne processata.
Il ruolo cruciale che Melita Norwood ricoprì per il KGB emerse solamente nove anni dopo la sua morte, avvenuta nel 2005, grazie ad ulteriori documenti dell’archivio Mitrochin che la definirono come una figura di spicco nello spionaggio sovietico.
Joan Stanley e Melita Norwood: tra realtà e finzione
Come avviene di solito, sia il film Red Jean sia il romanzo dal quale è tratto, La ragazza del KGB di Jennie Rooney, rielabora la storia di Melita Norwood, aggiungendo elementi drammatici e personali per rendere la narrazione più avvincente.
Nel film, Joan Stanley, il personaggio principale, viene presentata come una scienziata in pensione arrestata per tradimento e spionaggio.
La sua storia viene raccontata attraverso un’analessi temporale, alternando il presente del suo arresto a flashback sulla sua vita passata, in particolare sui suoi anni di formazione a Cambridge, dove entrò in contatto con le idee comuniste.
Nel film, Joan viene coinvolta nello spionaggio non tanto per convinzione politica, quanto per amore verso Leo Galich, un fervente comunista. Questo aspetto romantico differisce dalla realtà di Norwood, la cui adesione al comunismo era ideologicamente motivata e non legata a relazioni personali.
Anche l’arresto e il processo di Joan Stanley sono una finzione drammatica: Melita Norwood non subì mai un processo, mentre Joan affronta un vero conflitto morale che emerge durante gli interrogatori. Tali modifiche rendono la storia più accessibile al pubblico, trasformando Joan in una figura tragica e ambivalente.
Le motivazioni della spia
Uno degli aspetti più affascinanti del film Red Joan è la riflessione sulle motivazioni che spingono una persona a tradire il proprio paese.
Nel film, Joan non sembra essere una fervente comunista, la sua adesione alla causa sovietica appare più come una conseguenza del suo amore per Leo e della sua convinzione che l’Unione Sovietica, pur con le sue contraddizioni, fosse una potenza più giusta rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito.
Il suo tradimento è rappresentato più come un atto di moralità che di lealtà politica, un dettaglio che differisce dalla realtà di Norwood, saldamente ancorata alla sua fede nel comunismo.
Questo spostamento di prospettiva permette al film di interrogarsi su questioni universali come il conflitto tra etica e fedeltà patriottica. Joan diventa così un simbolo delle scelte difficili che possono trovarsi ad affrontare le persone comuni in tempi di crisi globale.
Una storia universale di moralità e tradimento
Red Joan non è solo un racconto di spionaggio, ma una riflessione sulla moralità, sul tradimento e sulla lotta interiore tra dovere e idealismo.
Sebbene prenda delle libertà creative, Red Joan rimane fedele alla domanda centrale sollevata dalla vera storia di Melita Norwood: cosa spinge una persona a tradire il proprio paese?
E riesce a rispondere alla domanda attraverso il personaggio di Joan Stanley, ispirata alla vera Melita Norwood, la quale diventa un simbolo di come le scelte personali siano spesso influenzate da forze emotive ed ideologiche piuttosto che da calcoli politici.
Red Jean è la storia di una spia che ha cambiato il corso della storia e rimane un racconto affascinante di scelte morali, etiche e politiche.