Ti mangio il cuore, il film diretto da Pippo Mezzapesa e con Elodie nel ruolo da protagonista, ha portato sul grande schermo una delle storie più drammatiche e commoventi legate alla criminalità organizzata nel Gargano: quella di Rosa Di Fiore, la prima collaboratrice di giustizia della “quarta mafia”, una delle realtà mafiose meno conosciute in Italia.
La vera storia di Rosa Di Fiore
Rosa Di Fiore si sposò presto con Pietro Tarantino, un boss del Gargano, e insieme ebbero tre figli. Tuttavia, la vita di Rosa prese una piega tragica quando suo marito fu arrestato per reati legati alla droga.
Durante quel periodo Rosa innamorò di Matteo Ciaravella, un altro mafioso della zona, dando inizio a una nuova e pericolosa fase della sua vita.
La sua relazione con Matteo Ciaravella non fece che alimentare una faida sanguinosa tra i Tarantino e i Ciaravella. Il suo amore per un uomo “proibito” la portò a vivere una condizione di prigionia, segregata in casa dai Ciaravella, maltrattata e umiliata, non solo per aver amato un rivale, ma anche per aver dato alla luce i figli di Pietro Tarantino.
La donna si trovò così intrappolata in un sistema che vedeva la sua vita e quella dei suoi figli come merce di scambio in una guerra tra clan mafiosi.
La scelta di collaborare con la giustizia
Il momento decisivo per Rosa arrivò quando capì che per salvare i suoi figli doveva spezzare il ciclo di violenza e odio che la circondava. Nonostante il pericolo e la minaccia di morte, Rosa decise di collaborare con la giustizia, raccontando tutto ciò che sapeva sui crimini commessi dai clan.
La sua testimonianza fu fondamentale per smantellare parte della “quarta mafia” del Gargano, una realtà criminale che aveva seminato terrore nel territorio per decenni.
Nel corso di un’intervista, Rosa dichiarò: “Non volevo che i miei figli diventassero come i loro padri. Essendo Ciaravella e Tarantino, non avrebbero avuto la possibilità di essere normali.”
Il film di Mezzapesa e il personaggio di Marilena
Ti mangio il cuore, pur non essendo una biografia diretta di Rosa Di Fiore, si ispira fortemente alla sua vicenda e a quella di altre donne coinvolte nelle faide mafiose del Gargano.
La protagonista del film, Marilena (interpretata da Elodie), segue una traiettoria simile a quella di Rosa. Marilena si innamora del rampollo di una famiglia rivale e, come Rosa, si trova intrappolata in una realtà fatta di violenza, paura e tradimenti.
Il film esplora tematiche come l’amore proibito, la maternità e la lotta per la giustizia, riflettendo le scelte difficili e le sfide a cui Rosa Di Fiore e molte altre donne mafiose sono state costrette.
La reazione del pubblico e della critica
L’interpretazione di Elodie, al suo esordio cinematografico, ha ricevuto ampi consensi dalla critica. La sua performance è stata lodata per aver reso in modo autentico e sensibile l’intensità emotiva del personaggio, portando sullo schermo una donna che affronta conflitti interiori profondi, un coraggio sovrumano e una determinazione che sfida un sistema mafioso oppressivo.
La regia di Pippo Mezzapesa, poi, è stata apprezzata per il suo approccio visivo “poetico, quasi pittorico“, che ha saputo rappresentare con delicatezza e crudezza al tempo stesso la brutalità del contesto mafioso, senza rinunciare a una certa bellezza estetica.
Una storia che sebbene raccontata in modo libero e romanzato nel film, ha contribuito a portare alla luce una realtà criminale poco conosciuta ma fondamentale per comprendere le dinamiche della mafia italiana.
Impatto culturale e sociale
Il caso di Rosa Di Fiore ha avuto un grande impatto culturale e sociale, aprendo il dibattito sulla condizione delle donne nelle mafie e sulla figura del collaboratore di giustizia. La sua storia ha stimolato riflessioni su come l’amore, la maternità e la forza di una donna possano essere motori di cambiamento anche in contesti estremamente difficili.
La sua testimonianza ha dato voce a chi, come lei, ha vissuto una realtà oppressiva e ha scelto di ribellarsi per cercare un futuro diverso per i propri figli.
Ti mangio il cuore non è solo un film che racconta la violenza della mafia garganica, ma anche la forza di una donna che, per amore dei suoi figli, ha trovato il coraggio di rompere il silenzio e sfidare un sistema che sembrava invincibile. La storia di Rosa Di Fiore, pur non essendo un caso unico, rimane un esempio di speranza e determinazione per tutte le vittime di mafie e violenze.