Dieci Minuti, dal dolore alla rinascita: la storia vera che ha ispirato il film di Maria Sole Tognazzi

Dieci minuti, il film diretto da Tognazzi, è il ritratto di una rinascita, un’esplorazione intima delle possibilità che nascono dal dolore.

Liberamente tratto dal romanzo autobiografico Per dieci minuti di Chiara Gamberale, il film di Maria Sole Tognozzi Dieci minuti narra la storia di Bianca, una donna che si confronta con la fine del suo matrimonio e il crollo della sua vita come l’aveva conosciuta.

Dietro a queste vicende si cela la realtà vissuta dalla stessa autrice, che ha trasformato il suo trauma personale in una narrazione universale. Nel 2012, anno in cui Chiara Gamberale scrive il libro, la sua vita era stata stravolta da eventi traumatici, tra cui la fine del matrimonio e la perdita del lavoro che l’aveva accompagnata per anni.

Smarrita e incapace di ritrovarsi, si rivolse ad una psicoterapeuta, trovando un aiuto inaspettato in un esercizio semplice quanto radicale: dedicare dieci minuti al giorno a fare qualcosa di mai tentato prima. Quell’approccio ludico e liberatorio divenne per lei una via di salvezza, capace di distrarla dal dolore e riportarla a sperimentare la vita con occhi nuovi.

Maria Sole Tognazzi, regista del film, si è lasciata affascinare dal potenziale del libro. Dieci minuti, come il romanzo, non è solo una storia di dolore ma anche di trasformazione, un invito a uscire dall’impasse per scoprire che, anche nelle situazioni più buie, ci sono possibilità di cambiamento.

Bianca: la trasformazione di una vita ordinaria

Nel film, Bianca, interpretata da Barbara Ronchi, rappresenta il punto di vista della protagonista del libro. Attraverso i suoi occhi, lo spettatore percepisce inizialmente un mondo sfocato, limitato dal dolore e dalla perdita. È una donna che, cauta verso se stessa, ha paura di osare e di confrontarsi con ciò che non conosce.

La separazione dal marito Niccolò, interpretato da Alessandro Tedeschi, segna un crollo emotivo che sembra irreversibile. Ma la svolta arriva quando una psicologa, la dottoressa Braibanti (Margherita Buy), le propone il gioco dei “dieci minuti”.

Quest’idea, tanto semplice quanto potente, spinge Bianca a immergersi in esperienze mai provate ed è proprio attraverso queste esperienze, apparentemente casuali, che la protagonista si riappropria di se stessa, riscoprendo non solo la sua capacità di agire ma anche di vedere gli altri e il mondo con una prospettiva più ampia.

Dalla pagina allo schermo: fedeltà e nuove sfumature

Chiara Gamberale, che definisce il suo romanzo un “libro amuleto”, racconta che l’idea di dedicare dieci minuti al giorno a qualcosa di nuovo non nacque come materiale narrativo, ma come un gesto per salvarsi la vita. Eppure, il gioco si trasformò in qualcosa di universale, capace di ispirare chiunque si trovi intrappolato in una routine emotiva o psicologica.

Tognazzi e la sceneggiatrice Francesca Archibugi hanno rispettato il cuore del romanzo, ma hanno anche ampliato il quadro. Nel film, i riferimenti a grandi scrittrici come Elsa Morante e Natalia Ginzburg offrono un contesto culturale che arricchisce il racconto, mentre i personaggi secondari – dal marito Niccolò ai membri della famiglia di Bianca – portano sullo schermo una complessità di relazioni che riflette la realtà.

Una storia universale di rinascita

Dieci minuti non è solo la storia di una donna, ma un invito a guardare la vita con occhi nuovi. Come osserva la Gamberale, ogni trauma può essere un’opportunità, possiamo portarlo con noi come un peluche, ignorarlo, oppure affrontarlo per comprenderne le radici e, così facendo, ricostruire noi stessi.

Il film, con le musiche di Andrea Farri e l’interpretazione toccante di Barbara Ronchi, ci guida attraverso il viaggio di Bianca, mostrando che la forza per cambiare può nascere da piccoli gesti quotidiani. Perché, a volte, bastano davvero dieci minuti per riscoprire il sapore della vita.