E noi come stronzi rimanemmo a guardare, la distopia sociale di Pif tra algoritmi e alienazione: trama, cast e curiosità

Pif denuncia la deumanizzazione tecnologica con E noi come str. rimanemmo a guardare, un film tra comicità e riflessione sul lavoro moderno.

Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ci regala un’opera che oscilla tra commedia, dramma e satira sociale. Con E noi come stronzi rimanemmo a guardare, presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2021, Pif esplora il lato oscuro della tecnologia, del lavoro precario e delle relazioni umane, incastonando queste tematiche in una narrazione che intrattiene e fa riflettere.

Il film racconta la storia di Arturo, interpretato da un sorprendente Fabio De Luigi. Arturo è un manager di successo che, ironicamente, viene licenziato dopo aver introdotto un algoritmo in grado di ottimizzare le risorse della sua azienda.

Questo lo catapulta in un universo fatto di precarietà, disoccupazione e alienazione tecnologica, costringendolo a reinventarsi come rider per una multinazionale chiamata Fuuber. In questo nuovo mondo, Arturo trova conforto in un’ologramma, Stella, interpretata da Ilenia Pastorelli, con cui instaura un legame tanto surreale quanto significativo.

Una distopia fin troppo familiare

Il film si ambienta in un mondo che sembra distante, ma che rappresenta una versione amplificata e inquietante della nostra realtà.

Attraverso la figura di Arturo, Pif critica la deumanizzazione del lavoro, dove la tecnologia non è più al servizio delle persone, ma ne diventa carnefice. Arturo, pur avendo creato l’algoritmo che lo ha reso inutile, incarna il dramma di milioni di persone considerate “vecchie” dal mercato del lavoro, costrette a un’esistenza precaria e priva di dignità.

L’aspetto più affascinante del film è come l’intelligenza artificiale e gli algoritmi, simboli di progresso, diventino strumenti di controllo e alienazione. L’ologramma Stella, sebbene irreale, è l’unico personaggio che riesce a offrire ad Arturo una parvenza di connessione emotiva, sottolineando quanto la società moderna sia disumanizzata anche nelle relazioni interpersonali.


Un cast eccellente e una regia incisiva

Fabio De Luigi sorprende in un ruolo diverso dai suoi soliti personaggi comici. Arturo non è solo un uomo sfortunato, ma un simbolo della vulnerabilità umana di fronte al sistema.

Ilenia Pastorelli dà invece vita a Stella, un’ologramma che diventa incredibilmente reale grazie alla sua interpretazione carismatica.

Pif, oltre a dirigere il film, appare nei panni di un personaggio secondario ma significativo, contribuendo a rafforzare il messaggio della pellicola.

Le location, che spaziano da Roma a Torino fino a Mumbai, amplificano il senso di universalità del messaggio. L’alternarsi di ambienti urbani asettici e luoghi familiari crea un contrasto visivo che sottolinea la natura alienante della realtà lavorativa di Arturo.

Critica e successo

Presentato come Evento Speciale alla Festa del Cinema di Roma, E noi come stronzi rimanemmo a guardare ha ricevuto recensioni contrastanti.

Molti critici hanno lodato la capacità di Pif di affrontare tematiche rilevanti con ironia e intelligenza, pur riconoscendo qualche eccesso narrativo.

E noi come stronzi rimanemmo a guardare non è solo un film, ma un potente specchio della società moderna. Pif ci invita a riflettere su come la tecnologia, quando usata senza etica, possa disumanizzarci. Attraverso la storia di Arturo, il regista ci ricorda che dietro ogni algoritmo, ogni app, ogni innovazione, ci sono esseri umani, con le loro fragilità e aspirazioni.