L’incredibile storia di Giovanni Mista: iscritto al Partito Democratico mentre era in coma

A San Martino Valle Caudina, un uomo in coma viene iscritto al PD senza consenso. La moglie denuncia l’uso politico dei dati.

Ricoverato in ospedale ed in coma per due mesi a causa di un grave attacco cerebrale, Giovanni Mista, residente a San Martino Valle Caudina, si è ritrovato iscritto al Partito Democratico (PD) senza aver mai dato il proprio consenso.

A denunciare l’accaduto è stata la moglie, Cristina Gabriella Mista, che si è detta indignata per l’uso improprio dei dati personali del marito in un momento così delicato per la loro famiglia.

L’amara scoperta

Cristina Gabriella ha raccontato di aver appreso per caso dell’iscrizione, scoprendo che Giovanni risultava tesserato al PD per il 2024. Una situazione paradossale, dato che, durante il periodo del tesseramento, suo marito era ricoverato in ospedale in stato di coma.

“Non so chi abbia firmato o pagato per la tessera – ha dichiarato – ma qualcuno ha utilizzato i dati di mio marito senza il nostro consenso, per fini politici. È inaccettabile”.

La donna, determinata a fare chiarezza, si è rivolta al segretario del circolo locale del PD. Tuttavia, le risposte ricevute sono state confuse e contraddittorie.

Inizialmente infatti, le è stato detto che il nome del marito era stato segnalato dal sindaco; poco dopo, questa versione è stata ritrattata, sostenendo che i nomi erano stati presi da liste di tesseramento degli anni precedenti.

Un’offesa alla dignità personale

Il punto che ha ferito maggiormente la famiglia Mista è l’atteggiamento superficiale con cui il caso è stato trattato. Cristina Gabriella ha riferito che, anziché offrire spiegazioni esaustive, le è stato proposto di chiudere la questione con una telefonata di scuse. ”

“Non accetto scuse – ha ribadito – perché è stata violata la nostra privacy. Hanno approfittato del fatto che mio marito fosse impossibilitato a difendersi”.

La denuncia non si ferma a Giovanni Mista, la moglie ha difatti spiegato che altre persone del comune si sono trovate nella stessa situazione. Tra queste, una sua amica e i fratelli di quest’ultima, tutti iscritti al PD a loro insaputa.

Un contesto di irregolarità

Questo caso, pur eccezionale, non è isolato. Già in passato, il Partito Democratico era stato protagonista di episodi controversi legati al tesseramento.

Nel 2021, sotto la guida di Enrico Letta, furono sospese oltre 2.500 richieste nella Federazione di Avellino a causa di anomalie riscontrate sulla piattaforma online del partito.

Ed ora la vicenda di Giovanni Mista riporta alla ribalta il problema dell’uso improprio dei dati personali a fini politici, sollevando interrogativi sulla trasparenza nei processi di iscrizione ai partiti.

Battaglia per la verità

La famiglia Mista vive questa situazione come un doppio tradimento, in quanto da un lato, ci sia il mancato rispetto della privacy; dall’altro, l’insensibilità mostrata nei confronti di una famiglia in difficoltà.

“Hanno pensato che, essendo straniera, non mi sarei interessata – ha spiegato Cristina Gabriella – ma non è così. Voglio chiarezza per difendere la libertà di mio marito”.

Questo episodio mette in luce una questione più ampia, quella dell’integrità nei processi politici e del rispetto per le persone coinvolte. Nel caso dei Mista, il dramma familiare è stato aggravato dall’impressione che qualcuno abbia sfruttato il loro momento di fragilità per scopi politici.

La storia di Giovanni Mista è un monito su quanto sia importante vigilare sulla trasparenza delle pratiche politiche e sulla protezione dei dati personali. In un sistema democratico, il rispetto per la dignità e la libertà di ogni cittadino deve essere un principio inviolabile, anche e soprattutto in politica.