Mohammad Abedini, ingegnere e accademico iraniano-svizzero, è accusato dagli USA di legami con i Pasdaran e violazione delle sanzioni.
Mohammad Abedini Najafabadi, 38 anni, è il nome al centro di una vicenda complessa che intreccia diplomazia, accuse di terrorismo e sanzioni internazionali.
Arrestato il 16 dicembre 2024 all’aeroporto di Malpensa su richiesta degli Stati Uniti, Abedini si definisce un accademico e ingegnere, respingendo fermamente le accuse di associazione a delinquere e supporto a un’organizzazione terroristica. Il caso, però, ha già assunto una dimensione politica e mediatica, con implicazioni che vanno oltre le aule di tribunale.Abedini è noto nel mondo accademico e tecnologico per il suo lavoro di ingegneria meccanica e per il co-fondatore di una società svizzera specializzata in tecnologie avanzate, in particolare droni.
Tuttavia, gli Stati Uniti lo accusano di aver esportato illegalmente componenti elettronici verso l’Iran, violando le leggi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni internazionali imposte contro Teheran
L’arresto a Malpensa e le accuse degli Stati Uniti
L’arresto di Abedini è avvenuto mentre si trovava in transito presso l’aeroporto di Malpensa. Secondo quanto riportato, il mandato di cattura internazionale emesso dagli Stati Uniti lo accusa di aver fornito supporto materiale ai Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione iraniane, considerate un’organizzazione terroristica da Washington. Le accuse includono il trasferimento illecito di componenti tecnologiche e la violazione delle normative americane sulle esportazioni.
Dal carcere di Opera, dove è detenuto sotto stretta sorveglianza, Abedini si è dichiarato stupito dalle accuse. In un colloquio con il suo legale, Alfredo de Francesco, e alla presenza del console iraniano, l’ingegnere ha ribadito la propria estraneità ai fatti, definendosi un accademico che non ha nulla a che vedere con il terrorismo.
Un possibile intreccio diplomatico: il caso Cecilia Sala
L’arresto di Abedini ha assunto una connotazione ancora più delicata a causa di un presunto legame con il caso della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta in Iran dal 19 dicembre. Secondo alcune interpretazioni, l’arresto di Abedini potrebbe essere parte di una trattativa tra Italia, Stati Uniti e Iran per la liberazione della reporter.
Abedini, che sostiene di aver appreso del caso Cecilia Sala solo dai notiziari, non è stato ufficialmente coinvolto in alcuna discussione riguardante uno scambio di prigionieri. Tuttavia, il fatto che l’Iran abbia chiesto la sua scarcerazione alimenta l’ipotesi di un collegamento indiretto tra le due vicende.
Una vita tra accademia e tecnologia sotto accusa
Con doppia cittadinanza iraniana e svizzera, Abedini non è un nome sconosciuto nel settore tecnologico. La sua società, con sede in Svizzera, è specializzata in tecnologie per droni, un campo strategico che spesso si trova al centro delle tensioni geopolitiche. Gli Stati Uniti lo considerano un esperto nel settore, accusandolo di aver sfruttato le sue conoscenze per supportare i Pasdaran.
Abedini, però, si descrive come un professionista che si è sempre mosso entro i confini della legalità. Il suo legale ha già depositato una richiesta per concedergli gli arresti domiciliari, sostenendo che non vi sia alcun pericolo di fuga e che le accuse siano meno gravi di quanto sembrino.
Le implicazioni legali e diplomatiche del caso
Il caso Abedini non è soltanto una questione legale. La richiesta degli Stati Uniti di estradizione rappresenta un test per la collaborazione tra Italia e USA in materia di contrasto al terrorismo, ma pone anche Roma in una posizione delicata nei confronti di Teheran.
Mentre la Corte d’Appello di Milano valuta la richiesta di domiciliari, l’Iran segue il caso da vicino, inviando persino un proprio console a far visita ad Abedini. Questa attenzione sottolinea quanto sia importante per Teheran ottenere la liberazione del suo cittadino, sia per ragioni politiche che per ragioni simboliche.
Una vicenda in bilico tra giustizia e geopolitica
Il caso di Mohammad Abedini è emblematico del complesso intreccio tra diritto internazionale, politica e tensioni diplomatiche. Mentre la Corte italiana decide sul suo futuro, questa vicenda continua a suscitare interrogativi sulle accuse mosse dagli Stati Uniti e sul possibile uso del caso come pedina in negoziati diplomatici.
Abedini, nel frattempo, si definisce solo un accademico ingiustamente coinvolto in una questione molto più grande di lui.