Una molecola estratta dal veleno del ragno funnel web sembra in grado di fermare la morte delle cellule cardiache dopo infarti e ictus
Certe scoperte scientifiche sembrano uscite da un romanzo di fantascienza. Una di queste arriva dall’Australia, dove il veleno di uno dei ragni più pericolosi al mondo potrebbe un giorno salvare milioni di vite umane. Il protagonista è il ragno funnel web dell’isola di K’gari (nota anche come Fraser Island), una specie tanto temuta quanto affascinante: il suo morso può uccidere un adulto in meno di un’ora. Eppure, nascosta nel suo veleno, si cela una molecola capace di proteggere il cuore durante un infarto o un ictus.
A fare la scoperta è stato un gruppo di scienziati dell’Institute for Molecular Bioscience dell’Università del Queensland. Studiando le proteine contenute nel veleno, i ricercatori hanno individuato una piccola molecola, chiamata Hi1a, che sembra possedere un potere straordinario: bloccare il “segnale di morte” che uccide le cellule del cuore durante un attacco cardiaco.
Quando il cuore viene privato dell’ossigeno, ad esempio a causa dell’occlusione di un’arteria, il tessuto cardiaco si “acidifica” rapidamente. Questo cambiamento scatena una reazione a catena che spinge le cellule a morire. È come se, sotto stress, il cuore ricevesse un ordine autodistruttivo. Finora nessun farmaco era riuscito a fermare questo processo.
Hi1a, invece, interviene proprio lì. La molecola agisce su specifici canali ionici del cuore, noti come ASIC1a (acid-sensing ion channels), che si attivano quando l’ambiente diventa acido. Bloccando questi canali, Hi1a impedisce l’avvio del meccanismo di autodistruzione, proteggendo così le cellule cardiache.
Gli esperimenti preclinici, condotti su modelli animali, hanno mostrato risultati promettenti. In topi e ratti colpiti da infarto, la somministrazione di Hi1a ha ridotto significativamente la dimensione delle lesioni e migliorato la funzione cardiaca fino a quattro settimane dopo l’evento. I dati hanno confermato che la molecola agisce in modo mirato, solo nelle aree danneggiate del cuore, e non interferisce con il tessuto sano.
Per capire quanto sia importante, basta ricordare che da decenni la ricerca tenta di sviluppare un farmaco capace di limitare i danni cellulari dopo un infarto. L’unico composto arrivato fino alla fase 3 dei trial clinici, il cariporide, fu abbandonato a causa di gravi effetti collaterali sul cervello. Hi1a, invece, sembra offrire gli stessi benefici senza gli stessi rischi.
Dalla foresta di K’gari al futuro della cardiologia: la corsa verso il farmaco del secolo
Le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte nel mondo, responsabili di circa 9 milioni di decessi ogni anno. Ogni minuto, centinaia di persone subiscono un infarto o un ictus, e anche chi sopravvive deve convivere con danni permanenti al cuore o al cervello. Nonostante i progressi della medicina d’urgenza, non esiste ancora un trattamento in grado di limitare la morte cellulare durante queste crisi.
Ecco perché Hi1a rappresenta una speranza concreta. Gli scienziati australiani hanno mostrato che la molecola è sicura anche a dosaggi elevati: nei test su animali non ha causato alterazioni della pressione o del ritmo cardiaco, e non ha mostrato effetti collaterali su altri organi.
La ricerca ha anche un volto industriale. Per portare avanti lo sviluppo del composto, è nata Infensa Bioscience, una società spin-off dell’Università del Queensland. Nel 2022, l’azienda ha raccolto 23 milioni di dollari per finanziare la sperimentazione e la produzione del farmaco.
Il passo successivo sarà testare Hi1a sugli esseri umani, in contesti clinici reali: ad esempio, somministrarlo ai pazienti subito dopo un infarto o prima di un intervento di angioplastica, quando il cuore rischia danni irreversibili. Come spiega il professor King, “Hi1a potrebbe ridurre i danni al cuore e al cervello durante un attacco ischemico, bloccando la morte cellulare causata dalla mancanza di ossigeno. È un meccanismo naturale, ma usato per la prima volta a nostro vantaggio.”
Il veleno del ragno funnel web di K’gari, un tempo simbolo di paura, potrebbe così diventare l’eroe inatteso della cardiologia contemporanea. Un paradosso perfetto della natura: la sostanza che può uccidere in pochi minuti potrebbe anche dare tempo alla vita.
E mentre i laboratori di Brisbane lavorano ai primi test sull’uomo, la storia di Hi1a ricorda che la salvezza può nascondersi nei luoghi più improbabili: perfino nella zanna di un ragno letale.