Dopo quarant’anni un ricercatore ha rintracciato la fotografia originale usata da Kubrick nel finale di Shining
C’è una fotografia che ossessiona gli spettatori di Shining da oltre quarant’anni: quella che chiude il film, incorniciata sulle pareti dell’Overlook Hotel, dove si vede Jack Nicholson sorridere tra gli ospiti di una festa datata “4th of July Ball, 1921”. Un enigma visivo e narrativo che ha generato decine di teorie – dall’idea di un ciclo eterno di reincarnazioni a quella di un collage di simboli massonici – e che persino gli archivi fotografici sembravano aver perduto per sempre.
Ora però quella foto è stata trovata. Non un fotogramma di scena, non un fotomontaggio apocrifo, ma la vera immagine originale, conservata e dimenticata tra milioni di negativi di vetro negli archivi Getty Images (ex Hulton Archive). A scovarla è stato Alasdair Spark, accademico in pensione dell’Università di Winchester, grazie a un’indagine durata anni, condotta insieme al giornalista del New York Times Aric Toler e ad altri appassionati sparsi per la rete.
Spark racconta che tutto è iniziato da un nome: Santos Casani, celebre ballerino londinese degli anni Venti. Un software di riconoscimento facciale aveva suggerito che fosse lui l’uomo al centro della fotografia. Da lì è cominciata una caccia archivistica tra ritagli di giornale, registri di studi fotografici e schede d’indicizzazione scritte a mano.
“A St. Valentine’s Ball, 1921”: la verità dietro la foto di Shining più inquietante del cinema
Dopo mesi di ricerche infruttuose, la svolta è arrivata grazie a Murray Close, fotografo di scena del film di Kubrick, che ricordava un dettaglio dimenticato: l’immagine non proveniva da Warner Bros., ma dalla BBC Hulton Library. Spark ha contattato Matt Butson, vicepresidente degli archivi Getty, chiedendogli di cercare eventuali foto concesse in licenza alla società di Kubrick, la Hawk Films. All’inizio non emerse nulla, se non un altro scatto del 1929, sempre con Casani. Poi, un’intuizione: molte fotografie della Topical Press Agency, acquisita nel 1958, erano state ricatalogate con altri nomi.
Rovistando tra le schede, Butson ha finalmente trovato ciò che tutti cercavano: una lastra originale datata 14 febbraio 1921, etichettata come “St. Valentine’s Day Ball, Empress Rooms, Royal Palace Hotel, Kensington”, con un’annotazione che segnalava la licenza concessa a Hawk Films nel 1978. Il misterioso “Santos Casani” figurava anche sotto il suo nome precedente, John Golman, accanto alla ballerina Belle Harding. Nessun personaggio occulto, nessun collage di figure sataniche: solo la borghesia londinese di inizio Novecento che balla, ignara, in una sala illuminata a gas.
Kubrick (come rivelano le testimonianze di chi lavorò al film) fece semplicemente inserire il volto di Nicholson nella foto, lasciando intatto tutto il resto. Il regista aveva ragione anche sulla data, 1921, mentre la retouch artist Joan Smith ricordava erroneamente il 1923.
Dietro uno dei finali più enigmatici della storia del cinema si nasconde dunque un’immagine reale, tangibile, umanissima: la memoria di un ballo dimenticato. Un fotogramma del tempo che, grazie a un archivista curioso e a un negativo di vetro sopravvissuto per un secolo, torna oggi a raccontare una storia diversa: non quella di un hotel maledetto, ma quella di un piccolo miracolo di ricerca e di memoria visiva.