Mangiare bene per attrarre di più: la scienza spiega perché chi ama frutta e verdura ha un odore più piacevole

Un esperimento rivela che la dieta cambia anche il modo in cui profumiamo. Chi mangia più vegetali emana un odore più dolce e piacevole

C’è qualcosa di profondamente umano, e insieme di primitivo, nel modo in cui reagiamo agli odori. Prima ancora della parola e dello sguardo, l’olfatto è stato il linguaggio originario del riconoscimento: distingue il familiare dallo sconosciuto, il sano dal malato, l’attraente dal respingente. E anche se oggi lo nascondiamo sotto strati di profumo e deodorante, il corpo continua a parlare. Lo fa con una grammatica sottile di molecole, ormoni e batteri che traducono la nostra biologia in segnali sensoriali.

A questo codice invisibile si è ispirato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università Macquarie, in Australia, e pubblicato su Evolution and Human Behavior. La domanda da cui sono partiti è semplice ma sorprendente: la dieta può rendere una persona più o meno piacevole all’olfatto? In altre parole, è possibile “profumare” di salute?

Per scoprirlo, i ricercatori hanno reclutato 43 uomini tra i 18 e i 30 anni, tutti non fumatori e in buona salute. Ognuno di loro ha dovuto indossare una t-shirt di cotone nuova per 24 ore, seguendo regole rigidissime: niente deodoranti, profumi o cibi speziati. Dopo un giorno di attività normale, compreso almeno un’ora di esercizio fisico, le magliette sono state sigillate e conservate in freezer.

Parallelamente, gli studiosi hanno raccolto dati sull’alimentazione dei partecipanti. Da un lato con un questionario molto preciso, che includeva oltre duecento alimenti diversi; dall’altro, con una tecnica chiamata spettrofotometria cutanea, capace di misurare il livello di carotenoidi nella pelle. Queste sostanze, responsabili del colore giallo-aranciato di frutta e verdura come carote o peperoni, sono considerate un indicatore affidabile di un’alimentazione ricca di vegetali.

Poi è arrivato il momento della verità: nove donne, dotate di olfatto normale e nessuna interferenza (niente profumi né sinusiti), hanno annusato i campioni di sudore. Ognuna ha valutato gli odori su parametri come piacevolezza, intensità, attrattiva e sensazione di salute, ma anche sulla base di ventuno descrittori olfattivi: da “floreale” a “animale”, da “fruttato” a “chimico”.

Il risultato è stato inequivocabile: gli uomini con la pelle più ricca di carotenoidi emanavano un sudore giudicato più dolce, floreale e fruttato. Al contrario, un consumo elevato di carboidrati era legato a odori più forti e meno gradevoli. L’effetto non dipendeva dall’intensità del sudore, ma dalla sua qualità chimica: chi mangiava bene non sudava di meno, ma emanava molecole diverse, percepite come più piacevoli.

Anche i grassi buoni e le proteine leggere (uova, tofu e oli vegetali) miglioravano il profumo, forse perché favoriscono l’assorbimento dei carotenoidi, sostanze liposolubili. Il colore della pelle, più dorato e luminoso, si accompagnava a un odore più “sano”: un doppio segnale di benessere, visivo e olfattivo. Al contrario, un eccesso di carboidrati o pesce risultava associato a note più forti, descritte come “animali” o “aspre”.

Corpo, dieta e desiderio: il linguaggio invisibile dell’attrazione

Se la prima parte dello studio rivela un legame tra alimentazione e profumo naturale, la seconda ci porta in un territorio ancora più affascinante: l’odore come segnale di attrazione. Da tempo la scienza sa che il sudore umano comunica informazioni genetiche e immunitarie utili nella scelta del partner. È un retaggio evolutivo antico, condiviso con molte specie animali: l’olfatto aiuta a riconoscere un potenziale compagno sano e geneticamente compatibile.

La ricerca australiana aggiunge però un tassello nuovo: l’odore racconta anche la nostra vita presente, non solo la nostra biologia profonda. L’odore del corpo diventa così una finestra sulla salute, sull’equilibrio e sulle abitudini quotidiane.

Gli studiosi ipotizzano che i carotenoidi, una volta espulsi con il sudore, vengano trasformati dai batteri della pelle in composti aromatici leggeri e piacevoli, simili a quelli che troviamo in frutti e fiori. È lo stesso processo che, nel vino, genera note fruttate e floreali da pigmenti vegetali come il beta-carotene.

C’è poi un aspetto psicologico: gli odori influenzano emozioni, memoria, fiducia. Possono evocare intimità, benessere, repulsione o attrazione in pochi istanti. Durante le valutazioni, le donne tendevano ad associare gli odori “vegetali” a sensazioni di freschezza e salute, mentre quelli più “animali” evocavano fatica o stress.

Mangiare bene, conclude lo studio, non è solo una questione di longevità o di estetica, ma anche di attrazione e presenza. La dieta costruisce un profumo che non si compra, un riflesso chimico della nostra vitalità. E se “siamo ciò che mangiamo”, allora lo siamo anche per chi ci sente. Non solo con gli occhi o con le mani, ma con il naso: il più antico dei nostri sensi, ancora capace di riconoscere, nel profumo della pelle, il segreto della salute e dell’amore.