Cultura

“Il fornaio Libanese”: quando il pane diventa simbolo di resistenza

Eugenio Cardi narra i reali avvenimenti della Guerra del Libano nella poetica cornice del forno di Ibrahim, tra storia e metafora.

Il 7 maggio 2025 è uscito, online e in formato cartaceo, il dodicesimo libro di Eugenio Cardi, “Il fornaio Libanese“, pubblicato dalla Casa Editrice Santelli.

Il titolo è esplicativo: è proprio un forno a essere il luogo protagonista, e chiave di lettura, di questa incredibile storia, tratta da eventi realmente accaduti.

Tra storicità e romanzesco, Cardi ci racconta la storia di Ibrahim, un ex professore di letteratura presso l’Ateneo di Beirut, in Libano, che come tutti i suoi connazionali vive sulla sua pelle la tragica invasione della città da parte delle forze armate israeliane, iniziata il 6 giugno del 1982. A essere quasi rasa al suolo è proprio la parte ovest della capitale, abitata perlopiù da cittadini di fede musulmana, in quella che ancora oggi viene ricordata come Guerra del Libano, nata con lo scopo di cacciare lOLP(Organizzazione per la Liberazione della Palestina) dal Paese.

Tra le drammatiche conseguenze personali del protagonista c’è proprio la morte del padre, che viene colpito fatalmente da un infarto. L’azione parte da questo momento: Ibrahim infatti rinuncia alla sua cattedra per riprendere in mano il forno lasciatogli dal padre.
Alla sua storia si intrecciano anche quelle di altre due protagoniste, Najma e Zaynab, due sorelle palestinesi di 20 e 10 anni, che vivono nel campo profughi. La storia di Najma, che sceglie di raggiungere il padre a Jenin, nell’estremo nord della Cisgiordania, per unirsi alla resistenza, ce la racconta proprio Zaynab, attraverso quelle che sono le lenti di una bambina, costretta a osservare e comprendere molto più di quello che la sua età preverrebbe.

Tra oppressione e resistenza

Cardi, che in passato ha lavorato nel campo umanitario e collaborato con diverse ONG, ci racconta questa storia con una narrazione precisa e rigorosa, mai sbavata, ma allo stesso tempo ricca di metafore e allegorie.

Le vicende di Najma parlano della resistenza femminile, attiva, che si oppone all’oppressione, mentre dall’altra il forno è il luogo di una ribellione più sottile, ma non meno efficace.
Il forno infatti è il punto in cui le persone continuano a riunirsi per organizzare la resistenza, per programmare fughe dalla città e dal Paese, ma anche più semplicemente per scappare dai continui controlli e posti di blocco dell’IDF. Una resistenza silenziosa, ma non meno importante.

Infine il pane, il simbolo di questo libro, che ci appare davanti agli occhi sin dalla copertina. Non solo il semplice prodotto del luogo scelto per la narrazione, ma una vera e propria metafora dell’opposizione. Il pane diventa resilienza nel modo in cui nutre i rifugiati. È la testimonianza di secoli di tradizioni che non muoiono nonostante i tentativi di obliterazione. Ed è il portavoce della dignità e del valore umano, che non si arrende anche davanti all’oppressione.

“Il fornaio Libanese” vuole narrarci, attraverso le vicende di Ibrahim, Najma e Zaynab, la vera storia della Guerra del Libano, la questione del rientro palestinese, la resistenza, le condizioni dei campi profughi, in un contesto poetico che ha al centro l’alimento più comune e più sacro di sempre, a cui tutti avranno sempre diritto: il pane.

Antonella Sitzia

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