Dopo anni di processi in tribunale, arriva finalmente la conferma tramite test del DNA: è l’erede dell’ex batterista dei Pooh.
Il 9 aprile 2025, una sentenza del Tribunale Civile di Roma ha riconosciuto ufficialmente Francesca Michelon come figlia biologica di Stefano d’Orazio, rendendola l’unica erede dello storico batterista dei Pooh.
Il processo è durato più di dieci anni, ma la storia parte proprio dal 1984, quando nasce Michelon.
La sua nascita arriva all’improvviso, e inizialmente viene tenuta nascosta, perché frutto di una relazione clandestina tra Stefano d’Orazio e Oriana Bolletta, all’epoca però sposata con Diego Michelon. Sarà proprio lui a riconoscerla come figlia, e Francesca verrà registrata all’anagrafe con il suo cognome, passando la sua infanzia con loro a Cittadella, in provincia di Padova.
La reale paternità le venne mantenuta segreta proprio per preservare la coesione familiare, e solo attorno ai vent’anni le venne rivelata invece la reale identità del padre.
Da quel momento in poi iniziarono tutta una serie di battaglie legali per ottenere il riconoscimento della paternità, arrivato proprio nella primavera di quest’anno.
Oggi Francesca Michelon ha 41 anni ed è una Web Designer. Non è una figura pubblica, ma viene conosciuta solo per questa lunga storia, di cui ha parlato recentemente in un lungo post su Instagram.
Nel profilo si legge appunto che il desiderio di essere riconosciuta come sua figlia deriva dalla voglia di conoscere e capire quale fosse realmente la sua identità, ma soprattutto anche dal bisogno di avere una relazione con il padre, Stefano d’Orazio, morto nel 2020 a causa di complicazioni legate al Covid. Per lei scoprire chi fosse realmente il genitore è stato uno “shock profondo”.

Il punto di svolta è arrivato con il test del DNA, che ha inequivocabilmente confermato il legame biologico con l’ex batterista. L’11 aprile è stato dunque revisionato l’intero testamento: l’eredità che inizialmente spettava unicamente alla vedova Tiziana Giardoni (non essendovi altri eredi), ora verrà diviso in egual parti anche con la figlia legittima.
Proprio Giardoni invece dovrà risarcire a Michelon ben 60 mila euro in danni esistenziali, per aver attivamente contestato la paternità, allungando in questo modo il processo di diversi anni.
Ma di ogni storia, si sa, ci sono sempre due versioni, e proprio recentemente la vedova ha voluto raccontare la sua al Corriere della Sera.
L’altro lato della medaglia raccontata dalla moglie di Stefano d’Orazio
Tiziana Giardoni ha raccontato in un’intervista con il giornale tutta un’altra storia.
Ad opporsi al riconoscimento della paternità non sono mai stati lei o il marito, che invece si è mostrato propenso da subito a svolgere il ruolo genitoriale, ma sarebbe stata proprio Oriana Bolletta.
Dal canto suo Stefano d’Orazio si è sempre mostrato aperto e disponibile, ma la figlia sembrava più interessata al denaro che alla creazione di un reale legame affettivo. A quanto pare l’ex batterista arrivava a definirsi sconsolatamente un “bancomat”, proprio perché Francesca Michelon lo avrebbe cercato solo quando aveva bisogno di soldi.
Questa situazione avrebbe portato d’Orazio a un tale stato di depressione, da doversi rivolgere persino a cure farmacologiche. Il trauma l’avrebbe poi portato a rifiutare qualsiasi idea di avere altri figli, situazione che ha reso Giardoni costretta a rinunciare al suo desiderio di maternità.
Il momento più triste è stato, racconta sempre lei, il giorno della morte, quando l’unico contatto è arrivato tramite pec inviata dagli avvocati di Francesca Michelon, che chiedevano il test del DNA sul cadavere di Stefano d’Orazio.