OnlyFans è davvero bloccato in Svezia? Facciamo chiarezza sulla legge scandinava

No, non è stato bannato per sempre, ma ci suono nuove leggi che ne limitano l’utilizzo, non sempre ben accolte da tutti. E in Italia?

Negli ultimi anni OnlyFans è diventato uno dei più grandi siti di abbonamento online per creatori di contenuti, al mondo.

La piattaforma nasce nel 2016 appunto con il solo scopo di permettere a content creator di postare i loro video e monetizzare direttamente il proprio pubblico. Vuoi però l’acquisto nel 2018 da parte dell’imprenditore Leonard Radvinsky (già proprietario di MyFreeCams), vuoi lo scoppio della pandemia da Covid-19, il sito si è ben presto trasformato in una piattaforma di contenuti per adulti.

Ultimamente la pagina è esplosa, diventando un vero e proprio caso mediatico, ed è arrivato a contare tra il 2024 e 2025 ben 377,5 milioni di utenti registrati, di cui 4,6 milioni creator, che guadagnano direttamente dagli abbonati, mentre OF trattiene il 20% circa delle entrate.

Sembra però che questo tipo di contenuti abbiano trovato improvvisamente un blocco: questo stop arriva in Svezia, uno dei Paesi più progressisti a livello di libertà personali.

Il Paese è già particolarmente famoso proprio per le sue normative sul Sex Work, per cui viene utilizzato il “Modello Nordico” del 1999, formalmente conosciuto anche appunto come “Modello Svedese”.
Andiamo dunque a scoprire come funziona questo sistema, come e perché è stato applicato anche a OF, e qual è invece la normativa in Italia.

Svezia vs Italia: qual è l’approccio migliore

Il sistema svedese si concentra generalmente sulla prostituzione, considerata come tipo di sfruttamento: chi vende il proprio corpo è sempre una vittima, mentre chi vuole pagare dei servizi è un predatore sessuale.

Tra marzo e aprile di quest’anno nel Parlamento svedese sono nati dei dibattiti per estendere queste leggi anche allo spazio digitale. Su OnlyFans, infatti, esiste la possibilità di vendere video, registrati o live, di prestazioni sessuali su richiesta, che vengono considerati ugualmente una forma di prostituzione, in questo caso online.

Il 20 maggio i parlamentari hanno approvato l’emendamento: il voto è stato per la stragrande maggioranza positivo, e proveniente da diversi schieramenti politici.

Dal 1° luglio invece la legge è entrata ufficialmente in vigore: non è vietato quindi OnlyFans in sé, o il suo utilizzo, o la pubblicazione/visione di contenuti per adulti, ma è invece illegale la domanda di contenuti personalizzati.

L’opinione pubblica svedese e internazionale è però divisa in due. C’è chi applaude questa misura, nata per evitare qualsiasi tipo di sfruttamento, e con l’obbiettivo di tutelare i cittadini; c’è invece chi si mostra contrariato, soprattutto tra i content creator: i video personalizzati infatti in molti casi arrivano a costituire una fetta importante delle entrate, e c’è chi sostiene che impedendogli di pubblicarli in maniera sicura, molti sex workers si possano ritrovare costretti a lavori più rischiosi. Inoltre vittimizzando chi vende questi contenuti si finisce per annullare la libertà che ogni individuo esercita sul proprio corpo, anche in caso di vendita.

E in Italia? In realtà da noi non esista nulla di simile. La prostituzione non viene criminalizzata, mentre è vietato il favoreggiamento.

Negli ultimi anni le uniche normative al riguardo sono state quelle relative alla protezione dei minori da contenuti inappropriati (come la verifica dell’età nei siti pornografici) e infine la lotta alla diffusione di materiale abusivi e non consensuali.

L’argomento è ovviamente molto intricato, ed è difficile trovare un’unica soluzione che risolva i problemi ad esso legato. Dove sta il confine tra la tutela dei lavoratori, della libertà individuale, e il proibizionismo?