L’incredibile presa di posizione del New York Post contro Zohran Mamdani

Lo storico giornale repubblicano attacca duramente il candidato sindaco social democratico, favorito secondo gli ultimi sondaggi.

Martedì 4 Novembre 2025 si terranno le tanto attese elezioni per il nuovo sindaco di New York. Elezioni che stanno creando ormai da mesi scompigli sociali, sia nella città che in rete. Uno dei motivi principali, sicuramente la candidatura del socialista democratico Zohran Mamdani.

Giovane, musulmano, proveniente dall’Uganda ma con origini indiane, si tratta di un profilo politico completamente opposto all’attuale classe dirigente americana. Non è questo però a far paura: ciò che turba gli animi di tutti i MAGA è la possibilità concreta che Mamdani le elezioni le possa vincere realmente.

L’ultimissimo di tanti sondaggi che l’hanno visto in vantaggio, condotto dalla Quinnipiac Univeristy, lo stima con ben 10 punti sopra l’avversario Andrew Cuomo, ex sindaco dimessosi nel 2021 per le accuse di molestie sessuali.

Eppure, il trentaquattrenne Mamdani fino a poco tempo fa era un totale sconosciuto. Sì, è stato rieletto per tre volte consecutive all’Assemblea dello Stato di New York, ma questo non basta a spiegare lo straordinario successo che ha ottenuto nella sua prima vera grande campagna elettorale, e non in una città qualunque, ma nella Grande Mela.

Ciò che sembra aver fatto la differenza, è stato il modo di giocare la sua partita. Contro chi parla di New York come declino, disagio, inciviltà, pericolo, Mamdani contrappone una città viva, coraggiosa, piena di voglia di rinascita, il mondo delle opportunità. E quindi, anziché basare la sua campagna su ciò che non funziona, ha presentato un piano reale e concreto per risolvere questi problemi.

Questo piano però non sembra essere particolarmente piaciuto al New York Post, storico giornale repubblicano, che su Mamdani e sul suo piano ha avuto ben da ridire.

New York Post: “20 motivi per votare contro il candidato sindaco favorito di NYC Zohran Mamdani”

Quando un giornale dell’importanza del New York Post decide di schierarsi contro di te, che fino all’altro giorno eri nessuno, ci sarebbe quasi da prenderlo come un complimento.

Ancora di più quando lo fa in un articolo lunghissimo, con ben 20 motivi per cui non bisognerebbe votarti.

I punti principali? Tutte le maggiori critiche dell’ala più conservatrice: accuse di antisemitismo, di anarchia, ovviamente di terrorismo. Sono i toni però ciò che sorprende di questo articolo, un accanimento incredibile, tipico sì della destra americana nelle battaglie politiche, ma che non ci si sarebbe aspettati nei confronti dell’innocuo novellino Mamdani.

Alcuni punti tendono a essere rindondanti: diversi quelli in cui si parla del suo odio per la polizia, l’NYPD, di cui ha banalmente denunciato le pratiche di brutalità.

Altri sembrano dargli un po’ troppo credito, come il punto numero otto, che mette la popolazione in guardia perché Mamdani riuscirà a causare un incidente internazionale, mandando la polizia ad arrestare Netanyahu: una preoccupazione che sembra un po’ ai limiti dell’inverosimile. O ancora il punto numero dodici, dove si dice che metterà a rischio di bambini di essere sessualmente trafficati, questo dedotto dal suo favoreggiamento alla legalizzazione della prostituzione…

Peggiorerà le scuole perché vuole affidare il controllo delle linee guide scolastiche ai sindacati degli insegnanti, scaglierà la città in miliardi di dollari di debiti con le sue idee socialiste, ma è anche un ingrato perché vuole sovra tassare il top 1% dei redditi e delle grandi imprese di New York.

E ovviamente non poteva mancare il “non ha esperienza”: la frase più sentita da tutti i millenial del mondo.

Insomma, la ciliegina sulla torta di un articolo a metà tra un controsenso e surrealismo, che però certo non si sarebbe meritato Mamdani se non avesse reali possibilità di vittoria.