Bretman Rock è il primo uomo omosessuale di colore a comparire sulla copertina di Playboy: la rivista dice addio ai tabù.
L’influencer Bretman Rock è un personaggio pubblico la cui pagina Instagram vanta quasi 18 milioni di followers. La sua apparizione sulla copertina di Playboy fa la storia.
Fotografato da Brian Ziff, indossa calze nere, corpetto e le immancabili orecchie da coniglietto, inconfondibile firma della rivista.
Uomo, di colore e gay: Rock non rispetta di certo i canoni della perfetta, seducente coniglietta. Ed è proprio questo ad aver fatto impazzire il web!
Crollano tutti gli stereotipi di genere: uno scintillante attacco osé al razzismo e all’omofobia.
“Per Playboy avere un maschio in copertina è un affare enorme. Per la comunità LGBT, per la mia comunità di persone di colore è tutto così surreale”, confessa emozionato l’influencer.
Copertina di playboy: l’apice di una lotta alla mascolinità tossica
La scelta dell’ultima copertina di Playboy si inserisce in un processo di lotta a quella che viene definita mascolinità tossica, nemica giurata delle ideologie e dei valori alla base dell’odierno femminismo.
Si pensi, ad esempio, alle foto scattate da Vogue a Harry Styles: la rockstar britannica indossa un lungo abito a balze e una giacca nera. Altro simbolo della lotta alla mascolinità tossica è sicuramente Timothée Chalamet: l’attore rifiuta dichiaratamente di sottostare alle tradizionali norme di genere nel campo della moda e dell’abbigliamento.
Ma perché è così importante questa copertina di Playboy? Cosa c’è di così diverso e “fastidioso”?
Playboy non è una rivista di moda. Si tratta di un magazine che supporta, esalta e protegge la sensualità e l’attrazione sessuale. Harry Styles, nelle foto scattate da Vogue, manda sì un messaggio forte e chiaro, ma di fondo indossa un bel vestito.
Bretman Rock, invece, è provocante, sensuale e ha uno sguardo ammiccante!
Per citare le sue parole: “Pubblico questa foto per infastidire più uomini etero. Se sei arrabbiato perché ti eccito, allora dillo, cavolo!”
Se è vero che “l’abito non fa il monaco”, va anche riconosciuto che l’abbigliamento è pur sempre un modo per esprimere se stessi, a prescindere da quello che la tradizione impone.
Il coinvolgimento diretto della comunità LGBTQA+, inoltre, va ad attaccare quegli stereotipi che per decenni hanno voluto descrivere le persone non eterosessuali come ninfomani e pervertiti.
Qui è palese, aperto: la sessualità, l’eccitamento passa attraverso il corpo di un uomo che per strada verrebbe chiamato, forse, con i peggiori appellativi. Ed ecco allora che il messaggio di Rock ha senso: ti dà fastidio il fatto che sia uomo, gay e di colore, o il fatto che ti ecciti?