Censura per “La scuola cattolica”, film del 2021 diretto da Stefano Mordini: vietato ai minori di 18 anni.
In sala dallo scorso 7 ottobre, il film, tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega nel 2016, rievoca le terribili vicende del Delitto del Circeo.
Non vengono risparmiati, nemmeno a livello visivo, i dettagli più cruenti dell’episodio. Il ministero della cultura ha deciso, pertanto, di vietarne la visione ai minori di 18 anni.
Arriva forte e chiaro il biasimo: “Ma la censura non era stata abolita?”. Al centro della questione finisce il ministro Dario Franceschini, che cerca di difendersi dalle accuse.
Il ministro alla cultura, infatti, lo scorso aprile , aveva firmato un decreto che sanciva la definitiva abolizione della censura in ambito cinematografico.
La Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche ritiene che il film non sia adatto a ragazzi in giovani età. La pellicola, presentata alla mostra del cinema di Venezia, non ammetteva già minori di 14 anni in sala.
Dopo la decisione presa dalla Commissione, sono arrivate le critiche e l’appello da parte del regista, dell’autore del romanzo, dai membri del cast e persino dalle famiglie delle vittime del Delitto.
Ma cosa è successo? Da dove arriva questo veto?
Censura per “La scuola Cattolica”: i ragazzi non distinguono la realtà
Sembrerebbe essere questo il problema: il film non si limita semplicemente a narrare un evento terribile della storia italiana.
“Il punto centrale è la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice. Pur partendo da differenti condizioni sociali, tutti i personaggi appaiono incapaci di comprendere la situazione in cui sono coinvolti”.
Non è stata tagliata, infatti, alcuna scena: si è solo deciso chi potrà sedere in sala, per così dire.
Eppure, stando a critici e giornalisti presenti all’anteprima del film, le scene del massacro nella villa risultano di una violenza disturbante. “Come si fa a sostenere che gli aguzzini appaiano privi di capacità di intendere e di volere?”
Warner Bros, produttore del film, continua a sostenere che non si tratti di una semplice classificazione della pellicola, ma di vera e propria censura. Vengono messe in discussione le scelte artistico-espressive degli autori.
Dopotutto, come aggiunge lo scrittore Albinati: “I ragazzi sono abituati ad ogni tipo di violenza, perversione e oscenità”.
Risulta poco credibile, dunque, che in questo caso, il contenuto non si adatto a quei stessi ragazzi che hanno il permesso di utilizzare videogiochi in cui morte e violenza regnano sovrane.