La Lego ha deciso di dire basta agli stereotipi di genere. Non verranno più applicate le etichetto gioco “da bambina” e “da bambino” sulle confezioni. “Alimentano gli stereotipi e questo non va bene”.
Lo stesso colosso danese, tra i maggiori produttori di giocattoli al mondo, ha commissionato un’indagine al Geena Davis Institute on Gender in Media.
La ricerca è stata condotta su circa 7mila genitori e sui loro figli, provenienti da Cina, Repubblica Ceca, Giappone, Polonia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti.
Secondo quanto riportato dal Guardian, le testimonianze dei bambini e quelle delle bambine sono molto diverse tra loro.
Se le bambine, infatti, sono sembrate tranquille nell’ammettere che utilizzano “giochi da maschio”, i ragazzini sono apparsi titubanti, proprio per il timore di essere additati come “femminucce”.
In onore della Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze, istituita nel 2011 dalle Nazioni Unite e celebrata l’11 ottobre, La Lego ha dato la bella notizia.
I nuovi giocattoli saranno classificati in base ai mestieri e alle passioni di ciascuno, senza stereotipi ed etichette di genere.
La Lego, inclusivi contro gli stereotipi
Questa scelta socialmente e, per certi versi politicamente, orientata de La Lego, non sorprende.
Segue, infatti, la stessa linea guida che ha spinto il marchio danese a lanciare, qualche mese fa, un’intera collezione a tema LGBTQA+.
La ricerca commissionata ha anche dimostrato che spesso i genitori sono colpevoli di alimentare questi stereotipi, preoccupati di quello che la gente potrebbe dire dei loro figli.
Il dibattito è estremamente caldo e attuale, specialmente se si considerano dichiarazioni recenti come quelle del senatore Pillon.
Lo scorso maggio, infatti, il senatore ha attaccato l’università di Bari, in seguito ad una serie di pratiche che miravano a ridurre il gender gap nelle materie scientifiche.
Pillon ha infatti dichiarato che, per natura,le donne sono più propense all’accudimento, mentre gli uomini alle discipline tecnico-scientifiche.
A fare da cornice a questa decisione presa da Le Lego, c’è la campagna Let toys be toys, lanciata nel Regno Unito del 2012, che esortava le aziende a non distinguere i giocattoli in base al sesso.
L’obiettivo era quello di non far sentire i bambini come se stesso giocando con il “giocattolo sbagliato“.
Pertanto, la campagna de La Lego, guidata Julia Goldin, responsabile marketing, ci permette di pensare che il tema dell’inclusività stia molto a cuore ai produttori di mattoncini colorati.