Secondo quanto emerso dalle ultime ricerche scientifiche, il Megalodonte si sarebbe estinto per non aver modificato la propria alimentazione. Uno dei più grandi predatori mai esistiti sarebbe pertanto scomparso a causa di una dieta troppo “pignola”.
Il Megalodonte è una specie estinta di squalo, appartenente alla famiglia degli Otodontidi, che, in base ai resti ritrovati, risale al periodo del Pliocene (4-3 milioni di anni fa). Il nome, che viene dal greco megas (grande) e odous (dente), vuole proprio ricordare le normi fauci dell’animale.
I loro denti, forti e robusti, costruiti per spezzare le ossa dell prede, riuscivano a sopportare una pressione mascellare era di 500 kg/cm senza spezzarsi.
Eppure, potrebbero essere proprio questi denti enormi la causa dell’estinzione del Megalodonte, l’ostacolo che non gli avrebbe permesso di evolversi e adattarsi ai cambiamenti climatici.
L’estinzione del Megalodonte
In base a quanto viene riportato nella rivista scientifica Current Biology, negli ultimi 83 milioni di anni, molte specie di squali non si sono estinte perché hanno adattato la propria dieta.
I cambiamenti climatici, infatti, hanno un impatto notevolissimo sulla sopravvivenza di flora e fauna. Il Megalodonte, secondo i ricercatori, non è riuscito ad adattare la propria alimentazione alla nuova era climatica.
Gli studi condotti proprio sui denti e sulle fauci del Megalodonte, in combinazione a quelli sugli stomaci dei moderni Lamniformi, ci spingono a credere che quest squali si nutrissero di balene.
Nello specifico, si sarebbero cibati del capodoglio gigante Leviathan melvillei, così chiamato in onore di Herman Melville, autore di Moby Dick.
In seguito ai profondi cambiamenti climatici che segnarono le ere del Miocene e del Pliocene, questa specie di capidoglio scomparve.
A differenza di altri squali che riuscirono a sopravvivere a ben cinque estinzioni di massa, il Megalodonte non adattò la propria alimentazione alla nuova fauna, restando così senza fonte di nutrimento!