Il film ‘Hammamet‘ – diretto da Gianni Amelio – andrà in onda questa sera alle 21.20 su Rai 3. Racconta gli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi – ex presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana – interpretato da Pierfrancesco Favino.
Bettino Craxi è stato segretario del Partito Socialista Italiano dal 1976 al 1993. Nel 1989, però, il tesoriere Vincenzo Sartori tentò di esprimere al segretario le proprie preoccupazioni in merito al suo operato: secondo Sartori, infatti, Craxi avrebbe tradito gli ideali del socialismo in favore di azioni illecite e, per colpa sua, il partito sarebbe finito sotto indagine. Fu proprio successivamente a questo episodio, che il PSI venne travolto dallo scandalo di Tangentopoli, e Bettino Craxi cadde in disgrazia. Tempo dopo, Craxi, gravemente malato di diabete mellito, per sfuggire alla giustizia italiana, si stabilì a vivere in una villa nella città di Hammamet, in Tunisia. L’evolversi della vicenda nella città tunisina ha ispirato il titolo del film del 2020.
Craxi trascorse ad Hammamet gli ultimi sette anni della sua vita, affetto dalla grave malattia. La città tunisina è anche il luogo dove morì nel 2020. La pellicola cerca di raccontare il triste epilogo della vicenda umana e politica del leader del PSI.
La storia di Bettino Craxi
Una storia vera quindi, quella raccontata nel film. La storia di un uomo che ha avuto una carriera politica molto travagliata, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Bettino Craxi, infatti, fu coinvolto nelle inchieste di Mani pulite condotte dai giudici di Milano. Subì due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano, e morì mentre erano in corso altri quattro processi contro di lui.
Fino all’ultimo egli respinse tutte le accuse di corruzione a suo carico. Ammise solamente di essere a conoscenza del fatto che il PSI aveva accettato finanziamenti illeciti.
Molte le persone che lo appoggiarono. Altrettante quelle che lo reputavano colpevole. Per coloro che lo stimavano, egli fu semplicemente vittima di una giustizia politicizzata, sostenuta dalla stampa, che lo costrinse all’esilio in Tunisia. Essendosi rifugiato ad Hammamet, mentre erano ancora in svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti, egli morì latitante.