Dove non arriva la politica, si cerca un miracolo. Succede in Brasile, dove l’inefficacia delle politiche del governo contro i femminicidi ha portato le donne a rivolgersi a una protettrice d’eccezione.
Benigna Cardoso, da martire a santa
Lei è Benigna Cardoso, ragazzina originaria di Ceará (Brasile) che rimase vittima di un femminicidio nel lontano 1941, quando ancora questo termine non voleva dire niente. All’epoca Benigna aveva solo 13 anni ed era solita andare a prendere l’acqua a un pozzo vicino a casa. Durante il tragitto consueto, il 24 ottobre 1941, un compagno 17enne cercò di stuprarla e poi, di fronte al suo rifiuto, la uccise a colpi di machete.
La brutalità dell’assassinio scosse l’opinione pubblica e Benigna diventò una martire. Un simbolo, prima di castità e poi, con il cambiare dei tempi, della resistenza femminile contro la violenza. Intorno alla sua figura, racconta il quotidiano spagnolo El País, nacque nel corso degli anni un vero e proprio culto. Le donne iniziarono a rivolgerle preghiere e a chiederle la grazia e ancora oggi in Brasile si organizzano pellegrinaggi in suo nome. Lungi dall’essere una curiosità del passato, infatti, il culto di Benigna Cardoso è vivo più che mai nel suo Paese.
Nel 2013 il Vaticano ha avviato l’iter per la beatificazione della ragazza, che avrebbe dovuto avere luogo nel 2020. Il Covid-19, tuttavia, ha imposto un rinvio e la pratica è ancora in corso.
In ogni caso, a prescindere dalla sua beatificazione, Benigna Cardoso è più di un’icona religiosa. È spia di una politica che non riesce a proteggere le donne, al punto da spingerle a cercare una protezione altra. Nello Stato di Ceará, nel Brasile nord-orientale, dove era nata Benigna, i dati sui femminicidi sono tutt’oggi drammatici. Questo Stato, infatti, secondo le statistiche riportate da El País, ha un tasso di femminicidi doppio rispetto alla media nazionale: 7 donne su 100mila, anziché 3,6.