Cinquant’anni dopo l’ultima missione americana, la Nasa vuole riportare l’uomo sulla luna. I tempi, tuttavia, saranno più lunghi del previsto. Ieri, infatti, Bill Nelson, amministratore della Nasa, ha annunciato che il nuovo allunaggio non avverrà prima del 2025.
Inizialmente, secondo la tabella di marcia stabilita dall’amministrazione Trump, la nuova partenza era prevista per quest’anno. Il progetto, però, ha accumulato un certo ritardo e la data di ritorno degli Stati Uniti sulla luna era slittata al 2024. Ora, con l’annuncio di Nelson, la Nasa rimanda ancora di un anno.
Il ritardo è dovuto a molti fattori. L’emergenza Covid-19 ha ostacolato i lavori, ma non è tutta colpa del virus. A frenare il progetto, infatti, secondo quanto si apprende da Associated Press, sono anche i fondi per lo sviluppo della capsula Orion, insufficienti per accelerare i tempi, e alcuni problemi legali. Quest’ultimi, nello specifico, hanno coinvolto la Space X di Elon Musk e la Blue Origin, società di Jeff Bezos.
Bezos, infatti, ha avviato una causa per sottrarre alla Space X l’appalto per lo sviluppo del sistema di allunaggio Starship. La battaglia legale ha assegnato il contratto alla compagnia di Musk, ma, protraendosi per mesi, ha inevitabilmente rallentato ancora di più i lavori.
Il ritardo degli Stati Uniti potrebbe dare la possibilità ai loro competitors di battere la Nasa sul tempo. Cina e Russia, infatti, hanno entrambe dei programmi spaziali particolarmente aggressivi e puntano a insidiare il primato americano in questa nuova corsa allo spazio. La Russia, ad esempio, ha già sottratto agli Stati Uniti un record quest’anno, inviando per la prima volta una crew nello spazio per girare alcune scene di un film.