L’inizio di quella che viene considerata una vera e propria invasione del territorio ucraino da parte della Russia, ha portato alla creazione di un terremoto che ha interessato tutti i principali mercati finanziari mondiali.
A Milano l’indice Ftse Mib lascia sul terreno il 4,4% a 24.805 punti, valori che non vedeva da Luglio 2021; I picchi peggiori sono stati raggiunti da Unicredit (-9,9%), Buzzi Unicem (-9%), Pirelli (-8,8%) e Intesa Sanpaolo (-8,2%)
Bilancio pesantissimo anche per Francoforte, con il Dax che crolla del 5%, ritornando ai valori di Febbraio 2021.
Tragica la situazione anche nel resto dell’Europa con Parigi che perde il 4,6%, Londra il 3,2%.
I titoli più colpiti sono sicuramente quelli maggiormente esposti verso la Russia e il comparto delle banche, con lo STOXX Europe 600 Banks che cede il 10%.
Tracollo peggiore della sua storia per la Borsa di Mosca: l’indice Rts in dollari segna un ribasso del 34%, il Moex in rubli del 30% con una lieve ripresa dopo un picco negativo del 45%.
Aumento dei prezzi delle materie prime
Giornata di altissima tensione per i prezzi delle materie prime: il petrolio europeo (brent) supera quota 100 dollari (quasi +7% a 103), schizza alle stelle anche il prezzo del gas, ad Amsterdam i future hanno toccato un rialzo del 41%, con prezzi di 125 euro al megawattora, per poi stabilizzarsi a quota 113 (+27%).
Volano anche i prezzi delle materie prime alimentari, in particolare quelli del grano, di cui l’Ucraina è grande esportatore, che sale di oltre il 5%, con il rischio di effetti a catena sui prezzi di prodotti di prima necessità come pane e pasta.
Se da una parte è risaputo che la guerra spaventa da sempre mercati e investitori, a complicare maggiormente la situazione attuale si aggiunge il fatto che sia la Russia che l’ Ucraina giocano un ruolo fondamentale all’interno del panorama economico dei paesi europei.
L’Europa dipende in grossa parte dal gas russo, la crisi energetica già in corso potrebbe quindi intensificarsi facendo aumentare ulteriormente i prezzi della bolletta.
Gli effetti sarebbero particolarmente duri per l’Italia, che importa circa il 43% del gas dalla Russia.
A ciò andrebbe aggiunto anche il settore del commercio, in quanto la Russia rappresenta uno dei principali partner commerciali europei (soprattutto italiani).