Scheherazade: chi è il proprietario? Il mistero dello yacht ormeggiato a Marina di Carrara

Ancora aperto il mistero del super yacht ormeggiato a Marina di Carrara dalla sera del 9 Marzo 2022.

Un’ imbarcazione di 140 metri e dal valore stimato di più di 700 milioni di dollari: è uno dei superyacht più grandi, più nuovi e più costosi del mondo.

Un gioiello di ingegneria nautica con pochi eguali al mondo, su cui adesso si allungano le attenzioni della guardia di finanza, che sta indagando per cercare di capire chi sia effettivamente il proprietario del veicolo e se il suo nome sia inserito nella black list Ue che prevede il congelamento dei beni degli oligarchi russi.

Il giallo sul proprietario dello Scheherazade, questo il nome dello yacht,  è nato anche poichè il nome presente sullo scafo dell’imbarcazione è stato coperto, inoltre quando lo yacht è arrivato al porto è stata eretta un’alta barriera metallica sul molo per metterlo a riparo da occhi indiscreti.

Il propietario dell’imbarcazione continua ad essere avvolto nel mistero, alcune voci hanno chiamato in causa addirittura il presidente russo Vladimir Putin, circostanza però che al momento si presenta senza riscontri.

Massimo riserbo da parte degli investigatori; secondo quanto appreso, al momento non sarebbero stati fatti accessi a bordo, e le verifiche si concentrano sull’analisi delle banche dati.

Secondo fonti vicine ai sindacati, lo Scheherazade è uscito dai cantieri Nca di Marina di Carrara (dove si trovava da più di un anno) per alcune attività di refitting.

In un colloquio telefonico con il New York Times, il comandante dello yacht, il britannico Guy Bennett Pearce, si è limitato a smentire che lo Scheherazade sia di Putin o che il leader russo vi abbia mai messo piede.

Il capitano non ha smentito che il proprietario sia russo, aggiungendo però che la figura di riferimento non si trova in alcuna lista di persone colpite dalle sanzioni occidentali: Bennett-Pearce si è rifiutato di rivelare ulteriori informazioni sull’identità del proprietario citando un “accordo di non divulgazione a tenuta stagna”.