Oggi, venerdì 18 marzo 2022, sarà possibile ammirare uno spettacolo astrologico spettacolare, si tratta della “Luna Piena del Verme”.
L’Unione Astrofili Italiani (UAI) segnala che la prossima luna sorgerà alle 8.17 di mattina, quindi per poterla osservare bisognerà attendere il tramonto che è previsto per le 18.33 (fuso orario di Roma).
Poiché agli occhi umani il disco lunare appare pieno anche prima e dopo l’effettiva fase di pienezza, come spiegato dagli scienziati della NASA, sarà possibile ammirare il disco lunare nel cielo per tre giorni consecutivi da giovedì a sabato.
Leggende relative al nome
Sono antichissimi e altrettanto diffusi in tutto il mondo i riti che celebrano questo plenilunio che vogliono sottolineare il risveglio della natura e la voglia di riprendere i legami sociali, alleggerendosi nello stesso tempo di quello che non serve più.
Questa luna piena è da sempre sinonimo di rinascita, perché, con l’equinozio di primavera, segna la fine dell’inverno e l’arrivo della bella stagione.
Il nome Luna piena del Verme sarebbe stato utilizzato per la prima volta dai nativi americani Dakota per indicare l’emersione delle larve dei coleotteri da cortecce degli alberi e altri nascondigli dopo i rigori dell’inverno.
Il fenomeno è però noto anche con altri nomi tradizionali: Luna dell’Aquila, Luna dell’Oca e Luna del Ritorno del Corvo chiamato così rispettivamente da Algonchini, Cree e Ojibwe del Nord; Luna Piena dello Zucchero chiamata così dagli Ojibwe per indicare il fluire della linfa zuccherina degli aceri; Luna del Vento Forte chiamata così dai Pueblo per riferirsi invece alle giornate ventose tipiche di questo periodo; infine Luna degli Occhi Irritati, usato da tre tribù differenti (Dakota, Lakota e Assiniboine) per riferirsi ai raggi solari “accecanti” riflessi dalla neve.
Recenti ricerche sugli appunti del capitano Jonathan Carver hanno rivelato anche un’altra spiegazione del nome.
Il militare americano nel 1760 visitò la nazione Dakota (Naudowessie) e nei suoi appunti scrisse che il nome “del verme” era dedicato alle larve dei coleotteri che, dopo essersi protette dal freddo all’interno di tronchi, cortecce degli alberi, sassi, terreno e altri nascondigli, in questo periodo dell’anno iniziano a fuoriuscire.
Esso rappresenta quindi un segno distintivo della primavera, per questo i nativi americani hanno deciso di omaggiare il plenilunio di marzo con questo nome curioso.