Sono veramente impressionanti le immagini che arrivano dal fiume Po, il più grande del nostro paese e da cui dipendono migliaia di campi coltivati e, quindi, la vita di milioni di persone.
Ecco cosa sta succedendo e perché
Il Po è a secco
Erano oltre 70 anni che il Po non raggiungeva questo livello così basso. La regione che più di tutte sta soffrendo è il Piemonte dove iniziano a svanire le speranze per le colture: senza piogge la zona del Vercellese non potrà innaffiare le risaie, ciò significa niente raccolta di riso per quest’anno, spiega Confagricoltura Vercelli e Biella.
Il valore di riferimento, misurato all’altezza del Ponte della Becca (Pavia) è sceso a -3,7 metri al di sotto dello zero idrometrico.
Neanche le altre regioni se la passano meglio: l’Emilia-Romagna annuncia una cabina di regia per discutere dell’emergenza e in settimana è prevista una riunione del governo per valutare la situazione. Proprio su quest’ultimo tema, appare chiara l’indicazione del Governo che si è espresso con il Ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli: per il ministro è “inevitabile” la dichiarazione di uno stato di crisi.
La situazione dei laghi italiani
Se il Po è ai minimi storici, neanche i nostri laghi se la passano bene: secondo le ultime rilevazioni, il grado di riempimento dei grandi laghi è del 22% per il Lago Maggiore e del 25% per il lago di Como. Soffre anche il lago di Bracciano, che segna un -107 cm rispetto allo zero idrometrico. Una situazione “drammatica”, dice Coldiretti, dovuta all’assenza di piogge (in alcuni territori non piove da tre mesi addirittura) e all’ondata di caldo record che sta interessando il nostro paese.
Il Piemonte è senz’acqua
La situazione, come detto, è drammatica in Piemonte: l’assessore all’Ambiente della Regione Matteo Marnati dice che restano solo 15 giorni di tempo per salvare i raccolti. Il governatore Alberto Cirio ha chiesto lo stato di calamità per l’agricoltura.
Nel mentre, si cerca di risolvere razionando le scorte d’acqua (anche potabile) e provvedendo a inondare i campi con l’utilizzo di autobotti, ma non basta.
Anche l’Emilia-Romagna ha intenzione di chiedere lo stato di calamità e il governatore Bonaccini ha detto che sta interloquendo con il capo della protezione civile Curcio.
Le conseguenze del cambiamento climatico, ancora una volta, sono sotto gli occhi di tutti: ben vengano le politiche di basse emissioni, ma bisogna fare di più, e bisogna farlo adesso.