Oggi in Italia ricordiamo la terribile strage di stampo terroristico-mafioso avvenuta trent’anni fa, il 19 luglio 1992, all’altezza del numero civico 21 di via Mariano d’Amelio a Palermo.

A perdere la vita furono il magistrato italiano Paolo Borsellino, 52 anni, e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, 43 anni, Emanuela Loi, 24 anni (prima donna a far parte di una scorta e prima donna della Polizia di Stato a morire in servizio), Vincenzo Li Muli, 22, Walter Eddie Cosina, 30, e Claudio Traina, 26.

Solo un’agente, Antonino Vullo, riuscì a sopravvivere poiché nel momento dell’esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta.

La strage

Il 19 luglio 1992 alle ore 16:58 una Fiat 126 rubata di colore rosso e contenente circa 90 chilogrammi di Semtex-H (un esplosivo al plastico), venne fatta esplodere in via Mariano d’Amelio, civico 21.

Alle ore 16:52, il mafioso Giovanni Battista Ferrante, appostato in una traversa di Viale della Regione Siciliana, avvisava gli attentatori del passaggio delle tre auto blindate di scorta.

Dopo essere sceso dall’auto, Borsellino citofonò nel palazzo dove all’epoca vivevano sua madre e sua sorella. In quel momento si attivò il telecomando collegato all’esplosivo nell’auto.

Quella giornata di domenica, il giudice aveva passato una giornata nella casa al mare con la sua famiglia a Villagrazia di Carini. Aveva pranzato per poi seguire in tv parte della tappa del Tour de France, dopodiché si era recato in visita alla madre come faceva spesso.

La strage di Via d’Amelio avvenne 57 giorni dopo la strage di Capaci. In quest’ultima sono stati assassinati Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Le parole di Salvatore Borsellino

Secondo una notizia riportata ieri da Il Fatto Quotidiano, il fratello del magistrato Salvatore Borsellino e il movimento Agende Rosse chiedono “Silenzio” per il 30esimo anniversario in memoria della strage.

“Ora chiediamo noi il silenzio. Silenzio alle passerelle. Silenzio alla politica. Avremmo voluto celebrare il trentesimo anniversario della strage di via d’Amelio con una vittoria sulla mafia. Quindi con la scoperta della verità per dare giustizia ai familiari e alle vittime” ma “purtroppo sarà anche quest’anno solo un appuntamento rimandato” scrive Borsellino a nome suo e del movimento tramite un comunicato.

“Mancano ancora tutti i nomi di coloro che hanno voluto le stragi del ’92-’93. Abbiamo chiaro che mani diverse  hanno concorso con quelle di Cosa Nostra per commettere questi crimini. Ma chi conosce queste relazioni occulte resta vincolato al ricatto del silenzio”.

La giornata di oggi, infatti, hanno deciso di intitolarla “Il Suono del Silenzio“. In via d’Amelio ci sarà solo una pedana dalla quale il silenzio verrà solamente rotto dalle note delle sei suites di Bach. A suonarle sarà il violinista Luca Franzetti.

“Invece di fare tesoro di ciò che in questi trent’anni è successo, ci accorgiamo che la lotta alla mafia non fa più parte di nessun programma politico. Anzi, alcuni recenti provvedimenti legislativi, come la cosiddetta riforma che introduce il principio dell’improcedibilità per numerosi tipi di reati e la cosiddetta riforma dell’ergastolo ostativo in discussione presso il Senato, fanno carta straccia degli insegnamenti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“.

E concludono dicendo: “Adesso basta con queste disonestà. I cittadini si aspettano dalle istituzioni azioni concrete, dissociazioni dalla mafia e soprattutto trasparenza per riavere la loro fiducia”.