“Sono più che mai sicura della sua innocenza”: Raffaele Sollecito torna a parlare e l’intervistatrice lo “assolve”

Raffaele Sollecito torna a parlare della morte di Meredith Kercher nell’ennesimo documentario intitolato “Who Murdered Meredith Kercher?“. L’uscita nel Regno Unito sarà il 25 agosto su Paramount+.

L’ex fidanzato di Amanda Knox racconta la sua verità a Kate Mansey, giornalista con cui aveva già parlato nel 2007.

Ma ora vediamo come la giornalista ha raccontato il suo nuovo incontro con Sollecito al DailyMail.

Il racconto di Kate Mansey

La Mansey ha raccontato: “Sembra appena più vecchio di quanto non fosse allora. Oggi però non è la situazione di Meredith e della sua famiglia ad essere al centro dei suoi pensieri, bensì, la sua stessa infelicità – un altro segno dell’immaturità che ho visto per la prima volta in lui 15 anni fa. Eppure si potrebbe concedergli un po’ di autocommiserazione quando si ascolta il calvario che ha subito”.

Sollecito dice: “Quattro anni di prigione. Sei mesi di isolamento. E ancora oggi provo quell’amarezza, anche se sono andato avanti con la mia vita. Mi pento di esser stato immaturo. Ma eravamo giovani. Eravamo solo, voglio dire, un po’ sciocchi, non capivamo cosa stesse succedendo. Se la compagna di stanza della tua ragazza viene uccisa, tutti reagiscono in modo diverso”.

La prima volta che la giornalista lo ha incontrato Sollecito le raccontò che era stato lui a trovare il corpo e a dare l’allarme e che venne interrogato tutta la notte. In quel momento, a detta sua, si trovava lì perché Amanda era tornata a casa per farsi la doccia, si era accorta che qualcosa non andava e ha chiesto aiuto al ragazzo.

Disse anche alla donna che c’erano macchie di sangue nell’appartamento di Amanda e che mosse le dita come per illustrare come il sangue fosse distribuito nel bagno. Dopo il colloquio, Mansey racconta che lui si interessò a una pila di giornali che portava con sé e se poteva dare un’occhiata.

Alla richiesta della donna se potesse parlare con Amanda, Raffaele la chiamò e lei rispose che non doveva parlare con i giornalisti. Giorni dopo vennero arrestati entrambi.

Le indagini

Mansey continua dicendo: “Quando il resto della stampa mondiale arrivò nella città italiana, il procuratore Giuliano Mignini era in piena attività. La sua famiglia era a Perugia da generazioni e questo funzionario roboante e carismatico stava cercando di accertare un movente per l’aggressione e l’omicidio di una donna innocente. A suo avviso, il furto sembrava essere una messinscena. Credeva che coprire il corpo fosse il segno del tocco di una donna sulla scena del crimine, anche se gli accoltellamenti da parte di donne sono estremamente rari. Ciononostante, si formò la teoria che si trattasse di un gioco erotico finito male. Sembrava che Amanda e Raffaele, gli amanti che avevano dato l’allarme, avessero qualcosa di strano”.

Non a caso infatti, i due avevano un atteggiamento tutt’altro che da amici in lutto, furono stati persino visti baciarsi sulla scena del crimine. Non hanno nemmeno partecipato alla veglia pubblica per Meredith.

Gli agenti quando perquisirono Sollecito gli trovarono addosso un coltello a scatto e anche se stabilirono che non si trattava dell’arma del delitto, secondo la giornalista non lo aiutò nelle sue dichiarazioni d’innocenza. Amanda invece faceva stretching nei corridoi della stazione di polizia.

Mignini dice ai documentaristi: “Il comportamento di Amanda non mostrava – almeno in questo caso – rispetto per la perdita di un amico”.

Dopo un lungo discorso sulle prove contro Guede e della sua responsabilità nell’omicidio, Kate Mansey afferma chiaramente: “Dopo aver analizzato nuovamente le prove nell’ambito di questo nuovo documentario, sono più che mai sicura delle dichiarazioni d’innocenza di Raffaele. Come dice Dan Louw, commissioning editor di Paramount+: ‘Nessuno è mai stato ritenuto pienamente responsabile del tragico omicidio di Meredith, e questa nuova serie per Paramount Plus porta una prospettiva completamente diversa su una delle indagini più infami e incomprese di tutti i tempi’. Una cosa è certa: l’inchiesta pasticciata e inetta della polizia passerà alla storia come uno dei più scandalosi tradimenti della giustizia”.

Nonostante il giornalista ammetta quanto i due fossero personaggi strani, per quanto riguarda il procuratore dice: “l’indagine condotta dal procuratore Mignini fu scandalosamente lacunosa”.