“L’Italia non è un paese omofobo”: le posizioni controverse di Maurizio Coruzzi, l’ex Platinette

Maurizio Umberto Egidio Coruzzi, in arte Platinette, è stato recentemente intervistato per la Stampa rivelando i suoi pensieri su diversi argomenti di attualità.

Platinette è stata la prima drag queen della televisione italiana nei panni di conduttrice, voluta dallo stesso Maurizio Costanzo. Tuttavia, attualmente si vede più Maurizio che Platinette.

Prima di lavorare in televisione ha svolto diverse mansioni tra cui per la radio, per i giornali e prima ancora come fruttivendolo a Parma, la sua città natale. Qui vorrebbe tornare e aprire una libreria.

Durante l’intervista ha risposto a diverse domande su argomenti molto attuali e su delle critiche che ha ricevuto in passato.

Maurizio Coruzzi contro il Ddl Zan

L’intervistatrice Simonetta Sciandivasci ha posto una lunga serie di domande all’ex Platinette sulla sua vita ma anche sulla politica.

Alla domanda se è vero che si può essere chiunque Maurizio ha risposto: “Si può giocare a essere tante cose. Io ho creato un cartone animato, l’ho indossato, abbiamo fatto carriera. Ho vissuto il camp, l’esagerazione, e quando c’era il camp nessuno si poneva il problema dell’identità. L’altra sera guardavo un programma sulla transizione di genere su Rai 3: a uno degli ospiti è stato chiesto come voleva essere definito e ha risposto che dovevano essere gli altri a chiederglielo. Cosa?! Quindi quando conosco qualcuno devo dirgli: ‘Ciao, come vuoi che ti chiami?’. Ma per carità. Che il prossimo sappiano almeno questo: chi è. Lo sappia e lo dica”.

La Sciandivasci gli ha risposto di essere comprensivo e che è diventato difficile stabilire chi siamo ma Maurizio replica: “Non è una buona ragione per rinunciarci”.

Secondo il suo parere il modo per riuscire a farcela è la cultura: “Le dico una banalità atroce: è dalla cultura che si deriva l’identità. Se io sono riuscito nella mia vita a vedere Fassbinder, a vedere i film di Visconti e a capirli, ad amare l’estetica, a leggere e amare Thomas Mann e Proust, ecco: so chi sono”.

L’intervistatrice chiede anche se le cose che ha fatto e che sa fare, i pregi e i difetti, lo definiscono: “So questo: non ho qualità o talento artistico ma desidero non essere ordinario, anche se mi rendo conto che in questo c’è molto di ordinario perché non c’è niente di più normale di desiderare una vita unica. Però di certo ho fatto scelte che mi hanno permesso e mi permettono quella libertà che mi fa dire che non hai fatto ciò che si sarebbe dovuto fare, ciò che si aspettava da me o dal mio personaggio. Ho lavorato per anni a Mediaset e mi hanno dato del berlusconiano, io che Silvio Berlusconi non l’ho neppure mai visto”.

Sciandivasci a quel punto gli ricorda che gli hanno dato anche del fascista retrogrado reazionario omofobo per aver espresso perplessità sul Ddl Zan. Lui poi risponde “Anche omofobo? Ah sì? E basta questo?”(in riferimento al Ddl).

Alla domanda su cosa non lo convinca dello Zan lui spiega: “Penso ci voglia una legge che punisca la discriminazione, ma quella l’avevo trovata malfatta e discriminatoria“.

Sulle sue affermazioni che l’Italia non è un paese omofobo dice: “E lo ribadisco. E non lo è mai stato. Paolo Poli ha fatto la carriera che meritava, e tutti sapevano che era omosessuale”.

La giornalista però gli ricorda che ancora oggi succede che dei ragazzini vengano aggrediti per strada se si baciano e Maurizio: “E le donne vengono ammazzate. Ecco, io è questo che trovo intollerabile, atroce, ingiustificabile. I femminicidi aumentano, ci sono numeri orribili e la questione è scomparsa dalle agende della campagna elettorale. Io, come omosessuale, voglio combattere la violenza contro le donne. Non me ne frega niente di avere lo sconto Alitalia che sia uguale per le famiglie omossessuali a quelle eterosessuali: non mi sembra un obiettivo, eppure ho letto di grandi mobilitazioni per questo. La comunità omosessuale ed LGBTQ ha il dovere di combattere questa battaglia. Dobbiamo uscire dal seminato e dobbiamo farlo tutti. Questo è un tema di tutti, una tragedia di tutti. Perché come omosessuale vengo sempre e solo interpellato per parlare di orientamento sessuale? Ma è poi così importante?”.

L’incontro con Giorgia Meloni

Per quanto riguarda la politica alla domanda se è di destra ha risposto: “Il solo partito che ho sentito vicino è stato quello Radicale. E mentre non riconosco più Emma Bonino, la vedo confusa, vedo in Cappato la stessa tenacia che aveva Pannella, lo stesso modo di fare politica. E poi Cappato porta avanti battaglie che ho a cuore”.

Lei allora gli chiede se ha a cuore i diritti degli omosessuali e lui risponde: “Proprio perché li ho a cuore ho accettato l’invito di Giorgia Meloni ad Atreju. Su quel palco, ho detto che quei diritti non possono essere appannaggio della sinistra, non possono diventare un punto identitario di una parte politica. I diritti non sono ideologici: sono diritti. La destra deve affrontare il problema, farsi carico di questa battaglia, perché ha elettori omosessuali (presuppongo che un omosessuale non sia necessariamente di sinistra). E quindi Giorgia Meloni avrebbe dovuto fare un’apertura ai diritti come la destra fece ai tempi della legge sulla violenza delle donne, che fu votata trasversalmente. Se non sarà in grado di farlo, non si smarcherà dal passato”.

Per quanto riguarda il fascismo ha detto: “Non c’è alcun pericolo di ritorno al fascismo: è morto e sepolto. Mi riferisco al passato in cui la destra ha permesso che i diritti civili diventassero una questione di sinistra”.

Alla domanda se gli piacerebbe che Meloni diventasse presidente del consiglio dice: “Sarebbe una bella sfida. Sarei curioso di vederla all’opera: è pur sempre la persona che ha sfatato il mito del sessismo di destra, ha rimpicciolito tutti i maschi, li ha depotenziati. Qualche giorno fa leggevo un’intervista a Barbara Alberti, che amo e stimo, e aveva parole di elogio per Meloni. Lo avrei mai detto che Barbara Alberti avrebbe avuto parole buone per la leader di una forza di destra? No. E invece. E mi chiedo se la sinistra si domanda come mai non ha mai espresso un leader donna, e se è capace di darne conto, e soprattutto come mai non le venga chiesto di darne conto”.

Infine, per quanto riguarda l’Italia che vorrebbe afferma: ” Un Paese colto, aperto, connesso. Si ricorda quando Matteo Renzi disse che era necessario connettere tutta l’Italia? Feci i salti di gioia. Eppure, io nelle gallerie dell’autostrada sento ancora soltanto Isoradio”.