Le elezioni del 25 settembre scorso hanno visto il partito di Giorgia Meloni conquistare la maggior parte dei seggi nel Parlamento. Negli ultimi giorni sono stati eletti i presidenti della Camera e del Senato e presto verrà eletto anche il nuovo premier.
Giorgia Meloni ha già in mente alcune nuove leggi da implementare una volta che si insedierà a Palazzo Chigi, una di queste riguarda le pensioni, argomento infuocato nel nostro paese. Infatti, attualmente la legge pensionistica è quella di Mario Draghi, ma alla fine dell’anno è previsto il ritorno della legge Fornero: pensionamento a 67 anni d’età e 20 di contributi, o 42 e 10 mesi di contribuzioni. Di seguito il nuovo piano di Giorgia Meloni per andare in pensione prima
Opzione uomo: di cosa si tratta?
Giorgia Meloni ha presentato il suo piano per consentire agli italiani di andare in pensione prima: già a 58 o 59 anni versando 35 anni di contributi. L’opzione uomo però farebbe perdere agli italiani il 30% della loro pensione.
L’Opzione Uomo è una delle promesse fatte da Fratelli d’Italia per consentire di uscire dal mondo del lavoro quasi dieci anni prima rispetto all’attuale legislazione. La proposta della Meloni si andrebbe ad incastrare con la “quota 41” proposta dalla Lega.
La quota 41 consiste nel ridurre l’ammontare dei contributi necessari per accedere alla pensione, non tenendo conto dell’età anagrafica. Il meccanismo darebbe la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi.
Opzione uomo: i lati negativi
La preoccupazione dell’opposizione è l’impatto che queste due legislazioni avrebbero sui conti pubblici. La quota 41 causerebbe una spesa di 4 miliardi di euro solo nel primo anno dalla sua implementazione.
Per quel che riguarda l’Opzione uomo, nonostante andare in pensione a 58 anni verrebbe apprezzato da tutti gli italiani, comporterebbe un notevole sacrificio: si dovrebbe rinunciare fino al 30% della pensione.
Se da una parte gli italiani preferirebbero evitare il rientro in vigore della legge Fornero, è vero anche che molti non sarebbero disposti a rinunciare ad una grossa parte del loro assegno di pensione. Tuttavia il nuovo governo di centrodestra avrà quasi la strada spianata in questo senso. Rimane da vedere quali saranno le scelte del nuovo Parlamento.