Mario Sechi

Mario Sechi è un giornalista italiano che dal 6 marzo 2023 ricoprirà la carica di capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio.

Origini sarde, classe 1968, ha studiato giornalismo alla LUISS di Roma e ha da sempre ricoperto ruoli di calibro in numerosi quotidiani nazionali, dall’Indipendente (1992) al Giornale (1994), per poi passare a L’Unione Sarda (2001).

L’incarico istituzionale sarebbe solo la ciliegina sulla torta di una carriera costellata di successi e riconoscimenti. Però il buon giornalista dimostra di essere un uomo con i piedi per terra: “Curriculum come il mio non è facile trovarne in giro. Dopo di me non ci sarà un’altra persona che reggerà questa pressione, non ci sarà perché bisogna farsi concavi e convessi. Vedrete e direte, Mario aveva ragione. Domani è un altro mondo perché io me ne vado. E sia chiaro, me ne vado io”.

Ma allora vediamolo insieme questo curriculum.

Chi è Mario Sechi? Dagli studi alla carriera giornalistica

Il discorso è stato rivolto alla sua redazione nella giornata di venerdì 3 marzo dopo aver deciso di abbandonare la direzione dell’agenzia Agi per poter seguire la ‘vocazione’ istituzionale. La stessa Premier Giorgia Meloni infatti avrebbe richiesto il supporto del ‘patriota’ Sechi, il quale ben felice di ‘rispondere all’istituzione più importante del Paese’ in quanto capo ufficio stampa e relazioni con i media.

Un ruolo di grande prestigio che fino a qualche anno fa era stato ricoperto da Rocco Casalino durante i governi Conte, uno dei più grandi riconoscimenti per un giornalista .

Non gli si può certo recriminare inesperienza nel settore: dopo anni in veste di capo redazione presso importanti testate quali Il Giornale, Panorama, Libero, Il Tempo, L’unione Sarda – fra i tanti nomi – Mario Sechi ha di certo maturato un discreto successo. Commentatore del quotidiano Il Foglio, autore del programma settimanale di Rai2 Sunday Tabloid e ideatore nel 2017  di List, il progetto giornalistico innovativo nel quale, in assenza di pubblicità, si paga per accedere ai contenuti progettati per smartphones e tablet.

Ma a volte, si sa, successo rischia di dare alla testa.
“Io non sono Mario Sechi perché sono venuto all’Agi. Io ero già Mario Sechi. E lo sarò anche dopo. L’Agi resta mia, io non mi sento un esule, non vado al confine”. E rincara la dose: “nei miei quattro anni da direttore, ho ottenuto 170 ore di visibilità in televisione, di cui 150, sempre del sottoscritto. E poi passaggi streaming, ancora del sottoscritto. Quattro mesi estremamente profittevoli, e lo ripeto, estremamente profittevoli, e chi li ha fatti? Il sottoscritto.”
Chapeau.

Dunque non possiamo che attendere l’operato di un giornalista a tutto tondo – quale “il sottoscritto” -che saprà sicuramente rappresentare il nuovo Governo nel miglior modo possibile.