Oggi vi raccontiamo di uno degli episodi di cronaca nera più agghiaccianti avvenuti nel nostro Paese.
È passato alla storia come il massacro di Ponticelli ed è l’omicidio di due bambine avvenuto nel quartiere napoletano omonimo nel lontano 2 luglio 1983.
Vennero accusati di tale aberrante azione tre giovani abitanti della zona – Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo – mentre altri due amici – Aniello Schiavo e Andrea Formisano – furono condannati per favoreggiamento.
Ma ricostruiamo insieme i passi di questa triste pagina di storia.
Sono passati ben 40 anni…
Barbara Sellini e Nunzia Munizzi erano all’epoca due bambine di 7 e 10 anni, vicine di casa nello stesso palazzo della periferia napoletana di Ponticelli. Le ragazzine erano solite darsi appuntamento nel cortile dell’edificio per giocare insieme e dunque la sera del 2 luglio 1983 non mancarono al loro appuntamento.
A loro si sarebbe dovuta unire una terza amichetta – Silvana Sasso – la quale però all’ultimo momento venne trattenuta in casa dalla famiglia. Questo contrattempo le salverà la vita e renderà la bambina una figura fondamentale per la ricostruzione dei fatti inerenti alla serata.
La Sellini e la Munizzi – come appunto raccontato da Silvana – si sarebbero dovute incontrare con un certo Gino, denominato ‘Tarzan tutte lentiggini’, un uomo che svolgeva la professione di ambulante a bordo della sua Fiat 500. Proprio tale vettura sarà poi successivamente individuata quale mezzo con il quale il venditore semianalfabeta – il cui vero nome era in realtà Corrado Enrico, noto come ‘Maciste’ – avrebbe portato le bambine in un cantiere sull’alveo Pollena di Volla e le avrebbe prima torturate e poi uccise, carbonizzandone i corpi.
Il ritrovamento avverrà solo il giorno successivo, il 3 luglio 1983, dopo l’allarme dato dalle famiglie delle due bambine che non avrebbero mai più fatto ritorno a casa.
Gli inquirenti, a seguito delle numerose analisi effettuate sulla scena, avrebbero stabilito che l’orario del massacro sarebbe stato intorno alle 19:45 fino alle 20.30, anche se date le concussioni riscontrate sui corpi delle ragazzine risulta improbabile che siano intercorsi solo 45 minuti.
La vettura sarebbe stata riconosciuta grazie ad alcuni dettagli che difficilmente sarebbero potuti passare inosservati: una grande scritta ‘Vendesi’ e un fanalino non funzionante. Nonostante ciò però Enrico Corrado sosterrà fino a dopo il processo di non essere lui l’autore dell’aberrante atto e di essere stato vittima di un errore giudiziario. E così verrà rilasciato dalle autorità e dichiarato innocente.
Altri tre ragazzini incensurati – tutti tra i 19 e i 21 anni – verranno invece accusati dal fratello maggiore di Antonella di essere stati gli assassini delle bambine: Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo. Anch’essi si dichiareranno innocenti, sia prima di ottenere la condanna all’ergastolo che dopo i 27 anni di carcere scontati e alla fine dei quali saranno rimessi in libertà per buona condotta.
Ancora oggi Imperante, La Rocca e Schiavo sostengono di volere una revisione del processo – vertenza fatta per tre volte e per tutte e tre rifiutata. Il motivo? “Ripulire il proprio nome da quell’orrendo marchio di infamia e mettere le manette a un mostro che cammina ancora in mezzo ai bambini”.
E intanto nessuna prova verrà mai presentata per incastrare i probabili autori del folle gesto. Nessuna traccia lasciata, nessun DNA rilevato.
Il massacro di Ponticelli costituisce ancora oggi un agghiacciante mistero.