La Cina vieta alle donne la professione di modelle online per lingerie.
La decisione ha lasciato di sasso l’intero sistema delle aziende interessate al settore, le quali si sono adoperate per trovare un rimpiazzo nel più breve tempo possibile.
Il risultato è stato assumere modelli uomini che indossassero gli stessi indumenti che sarebbero dovuti essere riservati alle loro colleghe: reggiseni, vestaglie, corsetti aderenti.
Le foto social hanno fatto il giro del mondo, suscitando non poca ilarità ma anche riflessioni in merito alle decisioni prese dal paese asiatico.
La censura per le modelle cinesi
La legge contro la diffusione di materiale osceno online è entrata in vigore in Cina in questi ultimi giorni. Dopo il proibizionismo riguardante “l’ostentazione della ricchezza”, la nudità femminile è diventata il nuovo bersaglio del governo cinese.
Di tutta risposta le aziende si sono dovute adoperate per trovare una maniera con la quale proseguire le proprie attività. Lo shopping in livestream infatti costituisce nel paese asiatico un introito di non poco conto: nel 2023 si stima che tali attività possano arrivare a raggiungere cifre di oltre 700 miliardi di dollari, pari al 10% delle entrate e-commerce dell’intero territorio.
Ci si deve quindi adeguare.
A tal proposito è stata chiesta l’opinione di Xu, uno dei tanti proprietari di una compagnia che si occupa di abbigliamento online: “Personalmente, non abbiamo molta scelta. Le donne non possono più fare da modelle per i nostri capi, quindi useremo i loro colleghi maschi”.
Ed è quindi spopolato anche sui social il fenomeno che vede ragazzi di sesso maschile indossare reggiseni push-up, completi di intimo e corsetti provocanti per sviare la perdita di dipendenti donne.
Non è questa la prima volta che in Cina vengano assunti uomini per sponsorizzare prodotti destinati ad un pubblico femminile. Si pensi infatti al cosiddetto re dei rossetti Austin Li (o Li Jiaqi) che nel 2018 si è costruito una fama mondiale grazie alla vendita di più di 15 mila rossetti in soli 5 minuti.
Eppure questa innovazione sottende una problematica sociale di gran lunga più importante di quanto si possa pensare. La ‘scappatoia’ adottata dalle aziende – per conseguenza delle decisioni governative – toglierebbe infatti una grande opportunità lavorativa alle donne. “Se si trattasse di una modella donna, il livestream sarebbe vietato ogni due minuti, non è che non sia mai successo prima, ma questo priva comunque un gruppo di donne delle loro opportunità di lavoro”.
Non è comunque ancora chiaro per quanto tempo queste misure possano essere portate avanti.