Un figlio di nome Erasmus è una commedia italiana uscita nelle sale nel 2020 e diretta da Alberto Ferrari.
La pellicola narra della storia di Ascanio Jacopo, Enrico e Pietro, quattro amici che hanno condiviso in gioventù l’esperienza di un progetto Erasmus in Portogallo e vent’anni dopo decidono di ricongiungersi in occasione di un funerale. La donna a cui devono porgere l’ultimo saluto è una vecchia fiamma dei quattro ragazzi, ma che non ha rivelato di avere avuto da uno di loro un figlio proprio di nome Erasmus. Chi sarà il padre?
Le riprese sono avvenute principalmente nel capoluogo romano e in Portogallo – precisamente a Lisbona – e hanno interessato tutto l’anno 2019 e l’inizio del 2020.
A causa della pandemia da COVID-19 che ha interessato l’intero pianeta nel corso del biennio 2019-2020, l’uscita nelle sale cinematografiche è stata dovuta rimandare al 1 luglio 2020, mentre la prima data prescelta era prevista per il 26 marzo 2020.
Erasmus: un’esperienza piena di colpi di scena
Il celebre programma di scambio universitario vede la luce nel 1987 grazie ad un’iniziativa dell’associazione studentesca francese Egee – successivamente trasformata in stampo europeo. L’allora Presidente François Mitterrand aveva sostenuto la proposta, ritenendola un’occasione unica ed irripetibile per consentire ai giovani europei di fare esperienza del contesto più ampio della comunità europea.
Il film che abbiamo presentato, oltre ad essere una delle produzioni di maggior successo durante il periodo pandemico, ha come merito quello di presentare in chiave romanzata una realtà che da sempre caratterizza il mondo dell’esperienza Erasmus: l’amore.
Partire per un’altro paese – sia per studio sia per lavoro – può senza dubbio rivelarsi una carta vincente per l’approfondimento di una nuova cultura e l’ampliamento del proprio bagaglio personale. Ma non solo.
Proprio durante l’esperienza di mobilità infatti, grazie alla possibilità di conoscere nuove persone, è stato dimostrato da numerose statistiche che quasi un terzo degli studenti partecipanti incontra un partner che rimane tale durante la prosecuzione della propria vita.Di conseguenza, stando alle stime, è probabile che dal 1987 ad oggi siano stati messi al mondo all’incirca un milione di bambini da parte di coppie conosciutesi all’estero.
L’eurodeputata Silvia Costa aveva definito il programma come una “palestra di cittadinanza europea praticata, in grado di rendere le generazioni Erasmus protagoniste nella grande missione di costruire anticorpi etici e culturali contro l’egoismo, i muri e le divisioni che stanno attraversando il nostro Continente”.
Ad oggi più di 3 milioni di studenti hanno deciso di partire per uno dei Paesi che partecipano all’interscambio, e di questi circa il 27% ha dichiarato di aver trovato un amore duraturo. Una vera e propria love revolution – come l’hanno definita gli esperti dei sondaggi ad esso dedicati – che da 30 anni a questa parte sta cambiando il profilo dei neonati di tutto il mondo. Una nuova generazione derivante da culture differenti che si sono incontrate in giovane età ed hanno avuto modo di scambiare idee, valori, principi e tradizioni. Una generazione globalizzata che sta cambiando – e cambierà – le passate tendenze, portando alla luce cittadini europei a pieno titolo ma anche 2.0, ovvero più consapevoli.