È finita l’era dei 30 euro di multa per chi non manda i figli a scuola, o almeno sta per finire.

Nella bozza del nuovo decreto legislativo sul contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile si legge che “chiunque, rivestito di autorità o incaricato della vigilanza sopra un minore, omette, senza giusto motivo, d’impartirgli o di fargli impartire l’istruzione obbligatoria rischia fino a due anni di carcere“.

Il provvedimento intende infatti abrogare l’articolo 731 del codice penale che in caso di inosservanza dell’obbligo prevede un’ammenda di soli 30 euro.

Secondo la sezione penale della Corte di Cassazione “l’aumento della sanzione sarebbe dirimente nel garantire il diritto soggettivo del minore a ricevere una adeguata istruzione, diritto costituzionalmente garantito dall’art. 30 della Costituzione“.

La bozza prevede anche lo stanziamento di 32 milioni di euro per le scuole del Mezzogiorno per “potenziare l’organico dei docenti per l’accompagnamento dei progetti pilota del piano ‘Agenda Sud‘. L’iniziativa è del ministro dell’istruzione Valditara “per lanciare un segnale al Paese e perché è inaccettabile leggere i report che danno risultati drammaticamente diversi per quanto riguarda le performance degli studenti del sud”, ha spiegato.

La stretta sulla criminalità minorile

Sul tavolo del consiglio dei ministri, nel pacchetto sicurezza, ci sarà anche spazio per il contrasto alla criminalità minorile.

Allo studio c’è la possibilità di disporre una sorta di Daspo, ossia un allontanamento da determinate aree urbane per appartenenti a baby gang o minori di età compresa tra 14 e 18 anni che si siano macchiati di reati di una certa gravità.

Una misura che potrebbe essere preceduta da un avvertimento da parte del questore. E se il soggetto risulta condannato, anche in via non ancora definitiva, per delitti contro la persona, il patrimonio ovvero inerenti ad armi o droga, il questore può proporre al tribunale il divieto di utilizzare ‘piattaforme o servizi informatici e telematici specificamente indicati nonché il divieto di possedere telefoni cellulari.

Attenzione però, perché nessuna sanzione può essere imposta se il questore non rispetta l’obbligo di convocare il minore “unitamente ad almeno un genitore o ad altra persona esercente la responsabilità genitoriale”.

L’intento del progetto è quello di limitare la criminalità innalzando le sanzioni. Ma non tutti sono dello stesso avviso.

Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, scrive alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per ribadire che “abbassare l’età imputabile non serve“. E precisa «riguardo alla criminalità minorile non si può avere soltanto un approccio di tipo repressivo: il ragazzo che sbaglia va certamente punito, ma questo non basta, devono essere valorizzati, quali finalità principali del sistema, il recupero del minorenne e l’attenzione alla vittima».

Dello stessa opinione è il ministro dell’interno Matteo Piantedosi . “L’operazione di polizia non può essere l’unico strumento di intervento ma bisogna offrire nuove e migliori opportunità ai giovani del territorio”, servono “risposte sul piano sociale, educativo, culturale, delle infrastrutture sportive”: questo è quanto afferma in un’intervista al Messaggero, commentando il blitz di Caivano.