“Fuori la guerra dalla storia, fuori i nazisti da Milano”
Sabato 9 Settembre in Via Dante a Milano si è tenuto il flash mob di protesta organizzato da Rifondazione Comunista contro la mostra “Eyes of Mariupol“. La mostra doveva essere un racconto della resistenza degli ucraini a Mariupol in seguito all’attacco della Russia, ma le polemiche sono scoppiate per il fatto che compaiono in bianco e nero alcuni volti di militanti neonazisti del battaglione ultranazionalista ucraino “Azov“. Il gruppo in questione è stato più volte accusato dall’Onu e da Human Rights Watch di crimini di guerra e torture in Donbass. Nel 2018 l’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani considerò, tra le altre cose, l’organizzazione come “un vero e proprio campo di addestramento per bambini in cui si inocula il culto della violenza e dell’odio anti-russo”.
Nel corso dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022, alcuni reparti del Reggimento Azov, che fa uso dei classici simboli nazisti come il Wolfsangel, presero parte alla violenta e prolungata battaglia di Mariupol. La resistenza terminò tra il 16 e il 20 maggio 2022 dopo l’ordine di resa dato dal governo ucraino.
La richiesta mossa dal partito è semplice: il comune di Milano ritiri il patrocinio a una mostra che “doveva essere di solidarietà col popolo ucraino ma che è invece a geografica del Battaglione Azov, notoriamente filonazista”, dice Maurizio Acerbo, segretario di RC dal 2017. E precisa che il fondamento giuridico di tale pretesa è nello stesso regolamento del comune milanese secondo cui “le mostre debbono avere una chiara dichiarazione antifascista”.
Presente al flash mob è anche Tiziana Pesce. “Da figlia di partigiani questa mostra è una vergogna”. Interviene così la donna, figlia del partigiano Medaglia d’Oro al valor militare Giovanni Pesce, a cui proprio la città di Milano ha intitolato una piazza. La madre, invece, era Onorina Brambilla, ufficiale di collegamento partigiana e sindacalista. Anche lei ha Un’esibizione che celebra gli “eroi di guerra ucraini”, caduti per la difesa della città di Mariupol. “Purtroppo sono ucraini ma nazisti. Così la guerra viene strumentalizzata. I miei genitori hanno combattuto per la pace e tuti dovremmo opporci per riuscire ad ottenerla“.
Ma UAMI, l’associazione della comunità ucraina che ha organizzato la mostra, mette presto a tacere le accuse. “Condanniamo nel modo più assoluto qualsiasi tipo di ideologia violenta e totalitaria, come il nazismo, il fascismo e lo stalinismo”, commenta l’associazione che, ogni sera, tiene un presidio informativo sulla guerra in piazza del Duomo. “La mostra ‘Eyes of Mariupol‘ non intende in nessun modo glorificare la guerra, ma piuttosto vuole sensibilizzare sulle enormi sfide e sui sacrifici richiesti per contrastare le ideologie dei regimi e per difendere l’indipendenza, la libertà e la democrazia”. Zoia Stankovska, presidente di UAMI, continua poi l’intervento davanti alla stampa: “vogliamo raccontare le loro storie, diffondere informazioni e presentare un punto di vista diverso da quello diffuso dalla propaganda russa da anni” e infine “speriamo che la mostra possa suscitare un dibattito e stimolare l’interesse verso queste persone, per comprenderne la vera natura e il motivo per cui hanno creduto che la Resistenza fosse l’unico cammino giusto da seguire”.