Domenica 10 settembre 2023 è morto all’età di 79 anni Ian Wilmut, il biologo britannico, che nel 1996 clonò per la prima volta un mammifero da una cellula somatica adulta, l’agnello finlandese Dolly.
Nato nel 1944 a Hampton Lucy, in Inghilterra, era il figlio di Leonard Wilmut, un insegnante di matematica malato sin da quando aveva cinquant’anni di diabete. Egli racconta che Ian da bambino aveva una passione per le navi: il suo desiderio iniziale era di intraprendere una carriera navale, ma non fu in grado di farlo a causa del suo daltonismo.
Decide quindi di studiare Scienze Animali all’Università di Nottingham e nel 1966 entra a far parte del team del professore Christopher Polge a Cambridge, impegnato nello studio della crioconservazione di sperma ed embrioni. Il loro lavoro porterà alla nascita di Frostie, il primo vitello nato da un embrione congelato.
L’immenso contributo scientifico con la clonazione di Dolly
Successivamente lavora per l’Animal Breeding Research Organisation in Scozia, che oggi è appunto il Roslin Institute, ed è qui che il talento incontra l’occasione e dà inizio alla sua carriera.
Partecipa infatti a un progetto per la creazione di pecore geneticamente modificate, che avrebbero prodotto un tipo di latte che avrebbe aiutato a curare le malattie umane data la loro alta percentuale di proteine attraverso una tecnica sofisticata che sarà alla base di numerosi dilemmi di carattere etico e filosofico: la clonazione.
Prima di Dolly, sono nati Megan e Morag nel 1995, ma quella nata nel 1996 è stata la più celebre. Gli scienziati annunciarono la nascita di Dolly solo l’anno successivo, il 22 febbraio 1997 e il nome le fu dato in onore della cantante country Dolly Parton, dato che la cellula usata per la clonazione fu una cellula mammaria. Dolly nacque proprio al Roslin Institute e qui ha vissuto fino alla morte avvenuta circa sette anni dopo. Morte che, tra l’altro, generò polemiche e critiche. La causa ufficiale era quella di complicazioni dovute a un’infezione polmonare, frequente nelle pecore più anziane, ma che portò alla speculazione che Dolly fosse morta prematuramente. Gli scienziati di Roslin, comunque, dichiararono di non pensare che fossero connessioni con il fatto che Dolly fosse un clone e che anche altre pecore nella fattoria avevano avuto problemi simili, forse per il clima o per le condizioni non sicure.
Per la prima volta la clonazione da fantascienza diventò realtà, ma Ian mise subito in chiaro una cosa: “la tecnica di trasferimento dei nuclei non sarà mai abbastanza efficiente da poter essere utilizzata con gli umani“.
Lo scienziato si è poi trasferito all’Università di Edimburgo nel 2006, dove è stato il direttore del Centro MRC di Medicina Rigenerativa. Già nel 2008 ha ricevuto l’onore di ‘Sir’, ma nel 2012 si è ritirato dalla ricerca dopo la diagnosi del Parkinson. Fu infatti egli stesso che nel 2018 annunciò di essere malato, spiegando che avrebbe partecipato a un programma di ricerca per testare nuovi tipi di trattamenti finalizzati a rallentare la malattia.
Questa dunque la malattia che gli ha causato la morte, lasciando la moglie Sara e i tre figli Naomi, Helen e Dean.