Nel 1991, a Sinnai, vicino Cagliari, furono uccisi tre pastori e una quarta persona rimase gravemente ferita: Gesuino Fadda, proprietario dell’allevamento, il figlio Giuseppe e il pastore Ignazio Pusceddu e il ferito Luigi Pinna.
Della strage fu accusato Beniamino Zuncheddu, ora in carcere da ben 32 anni.
E da 32 anni si professa innocente.
Una tragedia nella tragedia: in carcere per errore?
La condanna per lo più si è basata infatti sulla del sopravvissuto Luigi Pinna. Ma, secondo quanto si legge dai verbali, quanto da lui affermato è un groviglio di contraddizioni e incongruenze che rendono per questo la la testimonianza inattendibile, o almeno dovrebbe essere così considerata.
In seguito alle intercettazioni è emerso infatti che il testimone era stato indotto a fare il nome di Beniamino da un poliziotto, probabilmente mosso dalla fretta di chiudere il caso non avendo trovato nessun altro possibile responsabile. Accadde nel 2019, quando la procuratrice generale Francesca Nanni decise di indagare nuovamente sul caso e Pinna, senza sapere di essere ascoltato, disse alla moglie “mi volevano far dire che Marieddu (il poliziotto che aveva lavorato sui delitti) mi ha fatto vedere la fotografia prima», cioè in anticipo rispetto al riconoscimento ufficiale. “Loro hanno capito che è veramente così, ed è la verità...”, confessa.
Dopo ciò tutti noi ci saremmo aspettati l’immediata scarcerazione dell’innocente, ma così non fu: il processo di revisione doveva essere celebrato 3 anni fa, ma ad oggi ancora nulla.
Tuttavia, nel buio della giustizia italiana, uno spiraglio di luce si intravede, perché, finalmente, la Corte d’Appello di Roma ha deciso di riesaminare il caso.
Saranno riascoltati i testi chiave, la persona che scampò alla strage ma anche l’agente di polizia che svolse le indagini e che a detta della difesa del condannato condizionò il teste portandolo a ritrattare la sua versione. Poi si deciderà sull’eventuale sospensione della pena.
L’annuncio segue le proteste di Roma e Burcei, in cui i numerosi cittadini hanno manifestato tutto la loro solidarietà all’ex pastore, oggi 59 enne. In particolare la manifestazione di Roma è stata promossa dal partito Radicale, alla quale hanno preso parte anche il sindaco di Burcei, Simone Monni, con una trentina di burceresi.
“Al posto di Beniamino ci potrebbe essere chiunque, nessuno deve essere abbandonato”, ha affermato il sindaco.
Invece a Burcei, i partecipanti, riuniti in sit-in, hanno indossato una maglia con la scritta “Beniamino libero“.Le magliette sono subito diventate un simbolo di speranza e di appoggio alla causa di Zuncheddu.
“Sono già quattro anni che siamo in attesa che la procura si pronunci sulla scarcerazione di una persona, Beniamino, che è in carcere da oltre 30 anni. Tutta Burcei e i comuni limitrofi sono convinti della sua innocenza. Aspettiamo che anche la giustizia italiana lo riconosca”, dicono i manifestanti.
Fa eco Augusta Zuncheddu: “Mio fratello ormai è sfibrato da questa situazione, non ha più le forze né le speranze. Da due anni soffre di depressione. Lo solleva soltanto il fatto che la sua gente, i suoi concittadini credono nella sua innocenza”.