La ministra Santanchè è stata impegnata in una “missione orientale” che l’ha tenuta lontana da Roma dal 17 al 24 settembre.
Lei stessa ha definito come “un importante momento di confronto e di incontro tra due culture e due visioni molto diverse”.
Ma quale è stato lo scopo del viaggio?
Incentivare il turismo sud-coreano in Italia certamente, ma, con grande sorpresa, anche scorgere il nostro paese in un K-Drama su Netflix o altre piattaforme di streaming. L’industria dell’intrattenimento coreana è tra le più sviluppate al mondo e per questo il ministro ha voluto incontrare i referenti di case di produzioni cinematografiche coreane.
Sottolinea la Santanchè “La Corea è una fonte d’ispirazione e un punto di riferimento in Asia. È un Paese effervescente tra musica e serie” e anche l’Italia deve provare a essere sempre “attraente e sexy”.
“Ma vogliamo tutelare la partnership commerciale con la Cina”, dice Santanchè a la Stampa, dopo aver sottolineato nel suo discorso più volte che il governo Meloni tiene molto ai rapporti con la Corea.
Conclude l’intervento affermando che “non vogliamo subire il turismo, ma anche promuovere zone meno note dell’Italia“, proponendo un paradigma nel quale “non contano solo i numeri, ma anche la spesa”.
Il viaggio è stato naturalmente a carico del bilancio dello Stato, essendo a tutti gli effetti una missione all’estero che la ministra compie nell’interesse del Paese.
Gli eccessivi costi del viaggio non sono stati giustificati
Una missione che è costata agli italiani oltre 134mila euro, più spese varie, a cui ne vanno aggiunti altri 21mila per la trasferta a Seoul.
Ma i costi non sono mai stati giustificati, come non è stato mai chiarito il perché l’organizzazione del viaggio sarebbe stata affidata direttamente a un’agenzia di Pechino, senza gara: la Caissa Travel Service Co.
Ricordiamo inoltre che per l’Italia erano previste due delegazioni, un’istituzionale e una commerciale. Nella prima figurano il capo di Gabinetto della ministra, Erika Guerri, il deputato FdI e consulente del ministero Gianluca Caramanna, il consigliere diplomatico Simone Landini e Ivana Jelinic dell’Enit e Matteo Zoppas dell’Ice. Ebbene, facendo qualche calcolo, emerge che per il viaggio al Global Tourism Economy Forum la sola delegazione istituzionale di sei persone ha speso 26.000 € a testa.
Nella delegazione commerciale, invece, sono presenti otto imprenditori rappresentanti del comparto turistico che, però, avrebbero sostenuto da soli le spese del viaggio.
Le spese per la missione in Oriente di Daniela Santanchè avrebbero acceso dei malumori all’interno della direzione generale del ministero, che sarebbe stato costretto a procrastinare delle attività ordinarie e il pagamento di alcuni fornitori.
Non tarda però la replica del ministero: “Il ministro e i delegati istituzionali non si sono serviti di voli di Stato ma di linea e hanno soggiornato negli hotel più convenienti tra quelli convenzionati con le ambasciate e i consolati del luogo. Le due notti di hotel a Macao del ministro e dei delegati istituzionali sono state offerte dagli organizzatori”.