Attivisti di Ultima Generazione, la proposta shock della Lega: carcere per chi blocca le strade

Il deputato della Lega Gianangelo Bof, ha presentato alla Camera una proposta di legge per introdurre un nuovo reato contro chi blocca le strade per manifestare contro il cambiamento climatico.

La relazione introduttiva recita così: “Da tempo assistiamo alle intemperanze di gruppi di sedicenti attivisti ambientalisti ed ecologisti che impediscono, con il proprio corpo, la ordinata circolazione stradale, specie nelle “ore di punta”, provocando grande disagio fra gli automobilisti”.

Lo scopo è quindi quello di sostituire l’illecito amministrativo con una nuova fattispecie di reato penale.

Il ddl vorrebbe infatti introdurre un nuovo reato punito con “la reclusione da sei mesi a tre anni, sia che l’ostruzione sia effettuata su strada ordinaria che ferrata, con la previsione dell’arresto obbligatorio in flagranza e del Daspo urbano”, sostituendo quindi la sanzione amministrativa da mille a quattromila euro, a oggi prevista in caso di impedimento della libera circolazione su strada con il proprio corpo.

Una misura che “è l’unica soluzione di buon senso per chi la mattina si alza presto per andare a lavoro”, sostiene Bof.

Il testo è suddiviso in tre articoli, il primo si concentra sulla reclusione, il secondo sul Daspo e l’ultimo sull’arresto in flagranza.

Più nello specifico l’ultima proposta comporterebbe la modifica dell’articolo 380 del codice penale in modo che si preveda per chi attua i blocchi sulla strada “l’arresto obbligatorio in flagranza”.

Una “proposta paradossale” secondo Ultima Generazione

Non sono mancate le critiche dei diretti interessati, appunto gli attivisti di Ultima Generazione. Tra questi Laura Paracini ha affermato: Non è altro che una proposta paradossale. Invitiamo Salvini a occuparsi di emergenze più serie, come quella climatica, una delle crisi più gravi che l’umanità dovrà affrontare e che ci travolgerà in modo trasversale”.

Continua poi: “Non posso che mettere in dubbio la buona fede dei nostri politici che scelgono di reprimere in modo così duro alcuni atti, quando invece c’è un silenzio assordante su altre crisi. Questa proposta di legge non si può non definire che una repressione, l’ennesima, messa in moto contro di noi”.

Laura fu una dei tre ragazzi che nel Gennaio di quest’anno aveva imbrattato con della vernice lavabile contro la facciata di Palazzo Madama. Questo gesto le valse l’arresto insieme a Davide Nensi e Alessandro Sulis mentre per quanto riguarda il processo il presidente del Senato Ignazio La Russa decise di costituirsi parte civile per chiedere il ristoro dei danni civili e morali.

All’epoca La Russa dichiarò: “A noi non interessano modifiche normative, non vogliamo pene esemplari, aggravamenti di pena o reati specifici. Noi riteniamo che basti qualche piccolo accorgimento perché vogliamo che il Senato rimanga il più possibile a contatto con la gente senza farci intimorire o condizionare da quattro ragazzotti che pretendono di cambiare il mondo lanciando un po’ di vernice“.

Ma aggiungere nuove fattispecie di reati può davvero essere la soluzione?

Il fatto è che non sempre la soluzione sta nella criminalizzazione, soprattutto in casi come questi.

Fin quando il governo si interesserà della risoluzione di problematiche, se tale possiamo chiamarle, nel breve termine, perderà di vista la dinamica del lungo termine che necessita di soluzioni più complesse e riflettute. Il cambiamento climatico si innesta in questo quadro e per vedere effettivi cambiamenti bisogna adottare misure su grande scala che vanno al di là delle esigenze dei singoli.