Circa un mese fa – era il 18 ottobre 2023 – è stato pubblicato su Nature un articolo firmato da un team di geochimici della Woods Hole Oceanographic Institution e del California Institute of Technology, che arriverebbe a una conclusione sconcertante: dal nucleo della Terra fuoriesce elio.
Più nello specifico si tratterebbe di un rarissimo isotopo di elio rimasto intrappolato all’interno di rocce artiche che risalirebbero a circa 62 milioni di anni fa, ossia durante il processo di formazione del nostro pianeta. Il suo nome è isotopo elio-3 ed essendo molto leggero e reattivo avrebbe trovato, secondo gli esperti, un modo per risalire verso la superficie, fuggire nell’atmosfera e trovarsi direttamente nello spazio.
Lo studio è partito dal ritrovamento nell’isola di Baffin, in Canda, di lave basaltiche (in particolare l’olivina) che contenevano alcuni dei rapporti isotopici più alti al mondo tra elio-3 e l’isotopo leggermente più pesante e comune, elio-4. Per gli esperti, tale mix sarebbe la prova del fatto che la presenza del gas non deriverebbe da una contaminazione atmosferica, bensì troverebbe la sua origine in qualcosa di più antico e profondo.
Le analisi dei campioni di olivina dell’isola canadese hanno registrato livelli di elio-3 molto più alti di quelli osservati dalle precedenti ricerche, addirittura più alti che in qualsiasi altro posto sulla Terra e il confronto con il neon, un altro gas nobile, avrebbe rivelato la sua origine così antica.
Una scoperta che potrebbe rivoluzionare lo studio geologico del nostro pianeta
La scoperta sarebbe a dir poco sensazionale se pensiamo al fatto che ciò che si cela nelle profondità della Terra rappresenta ancora uno dei grandi misteri della geologia, dato che il nucleo, sepolto sotto strati di roccia densa e fusa, rimane a noi ancora inaccessibile. Il nucleo si trova infatti a circa 2900 km di profondità mentre il punto più profondo raggiunto dall’uomo non arriva ai 12,2 km.
Dunque, se si rivelasse vero quanto dichiarato, gli scienziati avrebbero per la prima volta la possibilità di studiare, almeno in via indiretta, il materiale all’interno del nucleo, scoprendo i misteri che si celano sotto la sua superficie.
In una recente intervista per Vice, Forrest Horton, geochimico del Woods Hole Oceangraphic Institution, ha affermato: “Sappiamo molto poco del nucleo della Terra, a parte il fatto che esiste. Per questo lo studio del nucleo è intrigante e frustrante allo stesso tempo. Tradizionalmente, si presumeva che il nucleo e gli strati esterni del nostro pianeta (mantello e crosta) fossero geochimicamente isolati (cioè, il materiale non si trasferisce avanti e indietro). Ma adesso, sempre più spesso, gli scienziati mettono in discussione questa nozione”.
Horton aggiunge che la scoperta “eccitante” suggerisce che la Terra profonda è più dinamica di quanto inizialmente pensato.